mercoledì 31 ottobre 2012


Halloween? No grazie, meglio un 

Rosario! (Parte I)


Vi proponiamo un breve articolo di Elena su Halloween, che si svilupperà in due parti. Ecco la prima parte dove Elena vuole sottolineare i danni che questa festa porta alla nostra società.


Il Salvatore nostro Gesù Cristo 
ha vinto la morte e ha fatto risplendere
 la vita per mezzo del Vangelo. (2Tm 1,10)


Ormai da parecchi anni, ogni Ottobre (il mese missionario), siamo bombardati dalla fiera ingorda della moda di Halloween. Sin da metà mese cominciamo ad essere invasi da quello che chiamerei il culto del mostruoso e della morte e da un certo piacere nell’avvicinamento all’esoterismo. Ovunque si vada ci si trova circondati da simboli di morte e occultismo. Ve lo dico chiaramente, questa “moda” se così si può chiamare, fa male sia palesemente che subdolamente e le vittime di tutto ciò sono tutti: bambini, giovani e adulti.

IL DANNO

Per quanto riguarda il danno palese, sia alla società che agli individui, Halloween crea una frenesia consumistica inutile, le multinazionali gioiscono bellamente degli affari che fanno a scapito nostro. Pensate che grazie all'arrivo di questa moda anche da noi, queste ricchissime società hanno conquistato una grandissima fetta di mercato che, nella cristianissima Europa non gli era stata mai concessa.
Si spende quindi, in cose inutili perché sono a tema, si spende in locali e feste, si spende per godersi un po’ di orrido, come se nel mondo non ce ne fosse già abbastanza, quello vero. Molti hanno analizzato il fenomeno “horror” che, soprattutto negli ultimi anni, ci ha globalizzato. Alcuni spiegano il successo che queste tematiche riscontrano nel pubblico, indicando che gli uomini dei nostri giorni, annoiati e abbattuti dalla situazione socio-politica si buttano su qualcosa di orrendo per provare emozioni forti, più forti rispetto a quello che c’è intorno. Come se vedendo, leggendo o promuovendo queste tematiche, ci fosse una sorta di catarsi, (un po’ come succedeva nel teatro greco), e il singolo vivesse emotivamente cose estreme che realmente non potrebbe mai vivere. Tutto ciò col risultato di distrarsi dai problemi di tutti i giorni, dalla coscienza sociale e rinchiudersi in una dimensione isolata e individuale. Tutto questo è un inganno e, come al solito in ogni inganno c’è una sovrapposizione del falso sul Vero.

Il danno subdolo però è ben più grave e preoccupante. Halloween, come fu per i baccanali in epoca romana, imbarbarisce la società; è la scusa per concentrare in un dato giorno tutto ciò che di trasgressivo non si potrebbe fare negli altri giorni. Questo, badate bene, avviene con varie gradazioni di intensità e colore (in dipendenza dal degrado dei soggetti che lo festeggiano) ma punta inesorabilmente allo stesso risultato. RENDERE L’UOMO SCHIAVO, BESTIA.

Chi “festeggia” Halloween osanna l’occulto e l’esoterico. Per cui poi, quell'ambiente ha delle pretese sull'individuo stesso (P. Amorth).
Tutto ciò è inesorabilmente vero perché, da recenti studi si è visto come Halloween è sempre più una scusa per irretire giovani nelle sette. Ci si sposta senza accorgercene dalla Luce di Dio alle tenebre. Questo succede perché sembra la cosa più innocua del mondo festeggiare mascherati; niente di più sbagliato. L’inganno inizia da lì. Halloween sposta l’attenzione dalla cristianità di questo periodo nel quale ricorrono le festività dedicate ai Santi e ai Defunti, buttando la consapevolezza del nostro credo e della nostra identità nel dimenticatoio.

sabato 27 ottobre 2012

Le sfide del giovane di oggi



Virginia Coda Nunziante collabora con varie associazioni di volontariato cattolico tra le quali l’Associazione Famiglia Domani di cui è stata tra i soci fondatori nel 1988. Nel 2011 è diventata portavoce della Marcia per la Vita. E’ Direttrice dell’Ufficio Accordi e Relazioni Internazionali del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 2004 e collaboratrice della Cattedra di Storia della Chiesa e del Cristianesimo all’Università Europea di Roma. 

Presentiamo qui un suo articolo che incoraggia i giovani ad essere testimoni della speranza cristiana in un mondo secolarizzato. 


La vita pone tanti interrogativi, ma ve n'è uno soprattutto a cui occorre dare risposta: che senso ha vivere e che cosa ci attende oltre la morte?” Questa domanda che Giovanni Paolo II rivolgeva ad un gruppo di giovani romani, è la domanda che dà significato all'intera esistenza.
Ma quanti giovani oggi se la pongono? Nella società d’un tempo, che era cristiana, la famiglia, la scuola, e naturalmente la Chiesa, ricordavano continuamente ai giovani che se Dio aveva fatto loro il dono immenso della vita, era per servirLo su questa terra per poi goderLo nell’eternità.
Queste verità, che sono l’ABC del cristiano, sono oggi molto spesso dimenticate e comunque non insegnate. I giovani sono portati, dalla società che li circonda, a vivere il presente come se fosse il tutto della vita e a concentrarsi sull’effimero dimenticando l’essenziale. Ricevono tante nozioni, sono bombardati da messaggi di qualsiasi genere, hanno tutto a portata di mano ma in realtà, nella maggior parte dei casi, si abbandonano passivamente alla quotidianità e si fanno sfuggire di mano la loro stessa vita.

Non abbiate paura della vostra giovinezza e di quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di durevole amore!”, così esortava Giovanni Paolo II. La società di oggi è invece una società profondamente sofferente e triste perché sono state voltate le spalle a Cristo, fonte di ogni vera gioia. Del trinomio che sorreggeva la società, Dio, patria, famiglia, la rivoluzione del ’68 ha cercato di fare tabula rasa espellendo definitivamente l’idea di Dio e infierendo un colpo mortale alle due istituzioni, la famiglia e lo stato, che Pio XII considerava le “colonne della società”. Senza questi punti di riferimento, l’uomo di oggi, ma soprattutto il giovane, è abbandonato a sé stesso e rischia di perdere la propria identità. La negazione del concetto di identità parte dalla disintegrazione del soggetto umano, di cui si nega, con l’anima, l’unità e la coerenza interiore.

Ciononostante questi valori, Dio, patria, famiglia, che sembravano ormai svaniti nel tempo, fanno nuovamente breccia nella profonda crisi morale e spirituale che scuote dalle fondamenta la nostra società. Ed è naturale che essi riemergono perché l’uomo, fatto di anima e di corpo, ha bisogno di grandi ideali e di adoperarsi per essi affinché diventino sempre di più una realtà. I beni materiali, per quanto necessari, non potranno mai soddisfare pienamente l’animo umano e questo i giovani lo intuiscono. La loro coscienza individuale, che si cerca in tutti i modi di anestetizzare, è alla ricerca di beni imperituri: di vero amore, di profonda amicizia, e principalmente della Verità. Ma per giungere a questo bisogna lottare, bisogna sforzarsi e questo è il punto più difficile per il giovane di oggi. Abituato com’è a ricevere tutto senza sforzi, l’idea di dover combattere lo frena nel suo slancio. E’ più facile arrendersi alla pigrizia e al conformismo dilagante.
Il giovane di oggi è dunque messo davanti ad un bivio: accettare ciò che gli impone la società di oggi che lo rende schiavo dei suoi disvalori, oppure lottare e combattere per migliorare la società e ristabilire i diritti di Dio su di essa. E’ la lotta tra le due Città di S. Agostino che si affronteranno sempre fino alla fine del mondo, è la lotta tra il bene e il male che percorre tutta la storia. Sta a noi, ad ognuno di noi, decidere da quale parte stare: l’unica cosa certa è che non possiamo non decidere perché chi cerca la via mediana, il compromesso, sarà prima o poi travolto, perché la storia la fanno le minoranze convinte e combattive.


I primi segnali di questa reazione si vedono: basta osservare quanti giovani partecipano alle Marce per la Vita che ormai si fanno in tutto il mondo per porre fine alle inique leggi sull’aborto. Con lo stesso slancio e fervore si dovrebbero difendere le nostre famiglie, le nostre tradizioni culturali e religiose, in una parola, tutto ciò che chiamiamo Civiltà cristiana. E’ per questa civiltà che ci battiamo certi che con l’aiuto della Madonna riporteremo la vittoria e diventeremo santi. 

Non abbiate paura 
di aspirare alla santità! – esortava nuovamente Giovanni Paolo II i giovani. – Fate un’era di uomini santi!





martedì 16 ottobre 2012



Difendendo la verità nelle aule



Elena ci scrive raccontandoci come le Giornate per Universitari alle quali ha partecipato le sono state di aiuto per capire gli errori ideologici che si insegnano spesso nelle università e a far fronte ad essi.  


A 2 mesi dalle Giornate per Universitari ci sono stati nell’ ambito delle lezioni che sto seguendo all’ università dei concetti che per la prima volta nella mia vita riesco a vedere nella loro interezza, con oggettività. Sono una ragazza di 23 anni, studio giurisprudenza e, mai fino a quest’anno mi ero accorta di quanti messaggi falsi, e sbagliati nell’ ambiente universitario vengono veicolati verso gli studenti. Ho fatto un po’ una selezione di alcuni argomenti che mi hanno molto colpito.

Questo semestre ho scelto di frequentare un corso di criminologia perché avevo sempre pensato, almeno fino ad ora che il diritto penale fosse quella branca del diritto più interessata a proteggere i valori dell’uomo, fosse in qualche modo un baluardo reale  dello stato a difesa dell’individuo. Mi sbagliavo. 

NON POSSONO FARSI DELLE POLITICHE SOCIALI E DI PREVENZIONE DELLA CRIMINALITÀ SENZA UN RIFERIMENTO A DIO

Sono rimasta quindi molto sorpresa ascoltando alcune affermazioni della mia professoressa ve le riporto:

La prof, un tipetto particolare con degli occhi indagatori coperti quasi del tutto da un paio di grossi occhiali, ci dice: “ragazzi, la criminologia è la materia che studia quali condotte criminali punire e perché, in modo da aiutare il governo nell’indirizzo delle condotte dei cittadini. Ma ragazzi ricordate bene che questo compito di indirizzo deve essere del tutto staccato da qualsivoglia visione morale, da qualsiasi concezione di giustizia o ingiustizia, dalle leggi e dalle visioni politiche. Ragazzi ricordatevi che ora il mondo è cambiato, le cose che prima erano immorali e quindi vietate ora non lo sono più, immorale non significa più illegittimo,  questa divisione oggi non regge più.


Mi sorge spontanea una domanda, ma allora, visto che per decidere quali condotte punire e quali no non vi basate nè sulla morale, né sul senso di giustizia né su nessun’altra cosa, sulla base di cosa ragionate? Se la società non deve avere nessun valore condiviso sulla base di cosa puoi dare un contributo alla pace sociale e alla giustizia? A questa Domanda la professoressa si è molto sorpresa, e si è velocissimamente arroccata sul fatto che la morale non va minimamente presa in considerazione,neanche pensata nei nostri ragionamenti. Così facendo non ha risposto alla mia domanda che era veramente curiosa di capire su cosa un criminologo si basasse per dare i suoi consigli di politica criminale. In più ha dimostrato di non avere argomenti e di quanto sono senza fondamenta questi ragionamenti.


Sono congetture che non hanno forza di ragionamento e non sanno e non possono migliorare i problemi  di ridurre la criminalità o migliorare la condizione del condannato perché, di per se si basano su dati empirici,statistiche, sono ragionamenti ex post che non guardano le cause,le ragioni che stanno alla base dei problemi della nostra società.

LETTERATURA ECONOMICA:  L’IDEA CHE LA LEGGE ABORTISTA ABBIA RIDOTTO LA CRIMINALITÀ

Addirittura c’è chi nella letteratura economica PRESUME di “Calcolare L’incalcolabile” come Sthepen J. Dubner, giornalista del New york Times e Stephen D. Levitt, economista dell’ università di Chicago , (vincitore del John Bates Clark Medal, premio assegnato al miglior giovane economista degli stati uniti sotto i 40 anni). Questi due autori vogliono propinarci (tra le altre) l’idea che, da quando negli anni 90 è stata introdotta la legge sull’aborto in America, è radicalmente diminuito il tasso di delinquenza nel paese! Cose da non crederci, si perché, secondo loro, chi abortisce sono povere donne che avrebbero fatto crescere quei bambini nell’indigenza e quindi, sicuramente(secondo i loro calcoli malati), tutti questi ragazzi sarebbero diventati criminali. Questo è il tipico esempio di promozione dell’eugenetica ai nostri giorni. Questa teoria è stata poi autorevolmente bocciata. Gli autori di questo libro infatti si erano limitati a prendere delle statistiche diverse e a metterle in relazione tra loro senza nessun tipo di studio o ragione, con l’unico scopo di fare soldi e scrivere qualcosa di sensazionalistico.


OGGI NON È PIÙ DI MODA PASSARE DEI VALORI

Altra cosa che davvero mi ha colpito, ma se non fossi andata alle Giornate per gli Universitari forse non me ne sarei neanche accorta è che, sempre nell’ ambito del compito che ha lo stato verso i criminali, prima si diceva che lo stato doveva con ogni sforzo tendere a rieducare il condannato reinserendolo gradatamente nella rete sociale. Ora a detta di molti esperti tutto ciò e demodè perché ci si deve limitare a “responsabilizzare”  il condannato verso il crimine commesso facendogli capire cosa ha fatto senza rieducarlo perché: “chi siamo noi per imporre dei valori a persone che forse non li condividono!” Come chi siamo? Siamo persone come lui, siamo lo stato e dobbiamo essere portatori dell’unica Verità dell’unico valore.  Una responsabilizzazione senza rieducazione rischia di mettere il colpevole davanti alle sue colpe senza sostegno, questo potrebbe avere dei risultati devastanti .

Questa è stata una frase che mi ha colpita perché questa è esattamente la frase che pensavo prima e che mi diceva, cavolo, non devo dire come la penso perché potrei offendere gli altri che la pensano diversa da me, quasi come fosse violenza psicologica. Niente di più sbagliato! Questo pensiero è promosso al fine di creare quello che chiamerei lo sdoppiamento delle condotte. Tu sei e puoi essere un uomo cristiano/morale solo a casa tua, nella tua stanzetta, nel mondo reale guai a esporti, perché se ti esponi  potresti imporre il tuo modo di vedere a coloro che la pensano diversa.  Questo tutte queste premesse portano a vergognarsi anche di fare un segno di croce di fronte alla cappella dell’università o a tavola prima di mangiare. Il cristiano diviene muto,inespressivo, privato di una delle caratteristiche fondanti della sua fede e cioè l’esempio. La pratica, l’apostolato. Se tu esprimi la tua fede, fai del bene agli altri e a te stesso.


LA VERITÀ

Oggi nei giornali, in tv, nel parlare, nel pensare si sente: la mia, la tua, la loro verità,la verità processuale, la verità è sempre relativa, e ….. NON ESISTE LAVERITA’.
Tutto ciò porta a pensare che la verità sia un concetto inventato da qualcuno. Porta a pensare che ogni cosa potrebbe essere tanto vera quanto falsa. Il tema della verità è diventato un termine FILOSOFICO,ma filosofico nell’ accezione deteriore del termine e cioè un termine ed un concetto oscuro,non per tutti, qualcosa di astratto,poco concreto . questo porta a pensare: io uomo comune,non posso arrivare a pensare anche solo il concetto di verità, figuriamoci se posso capirlo. GRANDE ILLUSIONE.

Questa è una concezione fallace che viene promossa dai principi di questo mondo, come una dei tanti altri feticci  (come l’ateismo) per rovinare l’uomo. Dico rovinare perché questa menzogna come altre (idolatria della ragione, ateismo,agnosticismo ecc..) inibiscono l’intelletto e lo slancio al bene del singolo e della società. È chiaro a chi è contro la Verità avere uno stuolo di fantocci da manovrare.

Per questo vi dico, la Verità esiste, ed è una sola, Nostro Signore Gesù. E nella vita di tutti i giorni questo significa aderenza alla realtà. La verità è una cosa semplice e questo concetto un bambino lo sa bene, siamo noi adulti che perdiamo il contatto con la realtà perché siamo completamente accecati dal mondo. La verità è schietta, lineare, senza pieghe d’ombra.

Aristotele diceva: “Ciò che è, è.
Ciò che non è, non è.
 Chi dice che ciò che è, non è;
o dice che ciò che non è, è;
dice il falso.


Questa frase è di una “banalità disarmante” ma è oltremodo vera. Non dobbiamo quindi farci ingannare da chi vuole confondere la nostra mente dicendo che la verità è relativa o che non esiste, perché, se hai rubato una mela e ti processano e alla fine del processo, si dice che tu quella mela non l’hai rubata , questa non è la “verità processuale” è semplicemente una conclusione falsa.

Tutte queste cose non avrei né potuto afferrarle se non fossi andata alle Giornate per Universitari. Le verità di fede che ho ascoltato lì mi hanno permesso di iniziare ad avere un atteggiamento critico e della realtà che è intorno a me e di tutti gli inganni che ci passano come verità modello di comportamento!

Grazie a Nostro Signore e alla Madonna S.S. che hanno permesso queste giornate!






giovedì 11 ottobre 2012


La castità richiede grandi cuori


Un ammirevole esempio di come la castità è possibile con l’aiuto di Dio e con una grande determinazione a lottare contro gli attacchi che ad essa si oppongono.   

I francesi si stabilirono a Rio de Janeiro nel 1555;  fecero amicizia con gli indiani “tamoi” e cominciarono a disturbare i coloni portoghesi. Ci fu un tempo in cui la vita era diventata impossibile per i portoghesi che subivano agguati, fatti prigionieri e uccisi nel mezzo di orge sanguinose.
Il P. Nobrega decise di andare con loro per cercare la pace. Era una sfida molto rischiosa, e quasi temeraria. Lui scelse come compagno il fratello José Anchieta, perché si fidava assolutamente di lui, ed era esperto nella lingua dei Tupi. Anchieta, tuttavia, non era ancora nemmeno diacono. Arrivarono in Iperuí e cominciarono i grandi pericoli. Il tempo passava e non raggiungevano la pace, invece il pericolo cresceva. Alla fine era necessario che P. Nobrega tornasse a San Vicente e aspettassi lì i capi indiani che andavano per commerciare. Nel frattempo, Anchieta  rimasse come ostaggio a Iperuí, costantemente minacciato.
Una delle cose che era un mistero per quelli selvatici, è stata la castità del grande missionario. Quindi, ancor più che la fame, il freddo e le minacce di morte, José fu sempre tentato contro questa virtù. Gli indiani continuamente inviavano donne per tentare la sua castità. José Anchieta era da solo, aveva 29 anni,  in mezzo la giungla, senza la consolazione di essere prete, privato del suo direttore spirituale, senza il Santissimo Sacramento e neanche un confessore.

In un attimo di sofferenze morali promise di scrivere la vita della Santissima Vergine in versi latini, affinché la Vergine prottegesse la sua virtù e lo liberasse dal peccato. In quel momento sentì che la Vergine lo aveva ascoltato ed era sicuro che non sarebbe morto senza aver completato il suo Poema.
Così si capisce la confidenza che fece essendo vecchio a Padre Pedro Leitão:
- “Quando mi dicevano gli indiani che mi avrebbero ucciso quel giorno e quell'ora, gli ho detto che non potevano uccidermi”.
- Vostra Reverenza su quale base aveva quella sicurezza?
- In una promessa della Madre di Dio, che non avrei lasciato questo mondo senza aver scritto prima la sua vita in versi.

Immediatamente cominciò ad adempiere il suo voto. Camminava sulla spiaggia senza inchiostro e carta, componeva i versi di memoria. A volte, quando i versi erano più difficili, si chinava a scrivere col dito nella sabbia. Questo ha dato origine alla leggenda della poesia scritta sulla sabbiaQuando il Beato Anchieta è stato rilasciato e in grado di tornare avendo raggiunto la pace, scrisse quasi in una sola volta, nel 1564, il Poema della Vergine (De Beata Virgine Dei Matre Maria), con quasi 5800 versi latini, che sono una delle glorie di quella lingua. Erano stati fatti in 55 giorni, di memoria.

José de Anchieta raggiunse ciò che voleva: conservare la sua castità; e lasciò tutto questo scritto in delicati versi nella vita meravigliosa di Maria. Soltanto si lamentava di non morire martire. Lui diceva che non se lo meritava.

***



Se ami la virtù (e in particolare la virtù della purezza) devi essere disposto a fare grandi cose per combattere per essa.
Di quella bella poesia soltanto trascriviamo il  "Exordium" :

Santa Madre di Gesù, parlo o taccio?  Devo stare zitto o cantare le sue glorie?
La mia mente, risvegliata da stimoli di un amore pietoso, mi spinge a cantare alla signora questi versi semplici.
Ma mi fa paura pubblicare le sue grandezze con  lingua impura, così spesso macchiata da goffe colpe.
Avrà il coraggio questa lingua profana a dire lodi su quella che  ha avuto  nel suo seno l'Onnipotente?
Fuggi,  mente stordita, a meno che il vostro amore, Vergine perfetta, costringa la paura a lasciare mio cuore tremante.
Hai provato? Perché avere paura? Devono congelarsi le mie viscere? Perché  la mia lingua deve tacere, senza fiato, per parlare di te?
Tu mi spingi a cantare, tu, con la tua presenza, inspiri le mie parole e dai nuove   forze al mio braccio.
Tu mi incoraggi con affetto materno e sollevi il mio spirito caduto, colmandomi di grazie celestiali.
Chi mi darebbe, dolce Madre,di  rinchiudere nel mio petto il tuo volto di Vergine per amarTi ardentemente?
Sii Tu con il tuo figlio voluto la mia unica gioia, sii Tu del mio cuore l’unico desiderio, l'unico amore!


P. Miguel Angel Fuentes, I.V.E.
Traduzione: Francesco e Fiorella Sarubbo

mercoledì 10 ottobre 2012


Consigli per conservare la castità



San Francesco di Sales delinea nelle pagine di Filotea - introduzione alla vita devota, con il linguaggio chiaro che lo caratterizza, un itinerario spirituale esigente ma immerso nel quotidiano, che nasce dalla sua esperienza di direttore spirituale. 

In questo articolo raccogliamo alcuni consigli che il santo dà per conservare la castità. Più avanti vi offriremo altri consigli del santo riguardo questo tema. 



Filotea, tienti lontana dagli inganni e dagli allettamenti della sensualità. E’ un cancro che corrode impercettibilmente; e da inizi invisibili ti porta in breve a situazioni incontrollabili; è più facile evitarlo che guarirlo.

La castità ha la sua radice nel cuore, ma è il corpo la sua abitazione; ecco perché si perde a causa dei sensi esteriori del corpo e per i pensieri e i desideri del cuore. Guardare, ascoltare, parlare, odorare, toccare cose disoneste è impudicizia se il cuore vi si immerge e ci prende piacere. S. Paolo taglia corto: La fornicazione non deve nemmeno essere nominata tra di voi. 
 Nel modo più assoluto, Filotea, non frequentare le persone licenziose, soprattutto se in più, sono anche svergognate, il che avviene quasi sempre; sai perché? Sono come i caproni che, leccando i mandorli dolci, li rendono amari. Quelle anime maleodoranti e quei cuori infetti non riescono a conversare con alcuno, poco importa di quale sesso, senza trascinarlo in qualche modo nell’impudicizia. Hanno il veleno negli occhi e nell’alito come i basilischi.

Frequenta piuttosto le persone caste e virtuose, pensa e leggi spesso cose sante, perché la Parola di Dio è casta e rende casti coloro che vi si compiacciono; sicché Davide la paragona al topazio, pietra preziosa, che ha la proprietà di calmare l’ardore della concupiscenza.

Tienti sempre vicino a Gesù Cristo crocifisso; fallo spiritualmente con la meditazione e realmente con la santa Comunione: perché allo stesso modo che coloro i quali si coricano sull’erba detta "agnus castus" diventano casti e puri, se tu riposi il cuore su Nostro Signore, che è il vero Agnello casto e immacolato, scoprirai presto che la tua anima e il tuo corpo sono mondati da tutte le sozzure e le sensualità.


martedì 9 ottobre 2012


Non sono qui forse io, che sono tua madre?




Oggi sabato, giorno dedicato alla Madonna e giorno precedente a quello della memoria della Beata Vergine del Rosario, vi offriamo un breve dialogo svoltosi tra San Juan Diego e Maria Santissima.

Nel dicembre 1531 la Madonna apparve a Guadalupe, in Messico, scegliendo come suo interlocutore un povero indio, Juan Diego. Giovanni Paolo II nel 1990 l'ha dichiarato beato, per proclamarlo infine santo nel 2002.

In questo dialogo vediamo con quale affetto si rivolge a Lei e come la Madonna gli risponde usando il suo stesso linguaggio. Un bell’esempio di come dev'essere il nostro modo di parlare con la Madre del Cielo…


“Fanciulla mia, Figlia mia la più piccola, Bambina mia, spero che tu sia contenta; come ti sei svegliata? Sta bene la tua salute, Signora mia, Bambina mia? Con pena angustierò il tuo volto, il tuo cuore: ti faccio sapere, Fanciulla mia, che un tuo servitore, mio zio, è gravemente ammalato. Una grave malattia lo ha colpito, certamente ne morirà presto. E voglio andare in fretta alla tua piccola casa di México, per chiamare qualcuno degli amati di Nostro Signore, dei nostri sacerdoti, affinché vada a confessarlo e a prepararlo, poiché in realtà è per questo che siamo nati, noi che veniamo ad aspettare il travaglio della nostra morte.  Ma, se vado a farlo, poi tornerò qui di nuovo per andare a portare il tuo respiro, la tua parola, Signora, Fanciulla mia. Ti prego di perdonarmi, abbi con me ancora un po' di pazienza, poiché non ti sto ingannando, Figlia mia la più piccola, Bambina mia, domani senz'altro verrò in tutta fretta".


Non appena ebbe ascoltato le ragioni di Juan Diego, la Misericordiosa Perfetta Vergine gli rispose:


"Ascolta, riponilo nel tuo cuore, figlio mio più piccolo, non è nulla ciò che ti ha spaventato, che ti ha afflitto, non si turbi il tuo volto, il tuo cuore: non temere per questa malattia né per alcun'altra infermità, né per altre cose critiche, dolorose.

Non sono qui forse io, che sono tua madre? Non stai sotto la mia ombra e la mia protezione? Non sono io la fonte della tua gioia? Non stai nel cavo del mio mantello, nella croce delle mie braccia? Di cos'altro hai bisogno?

Che nessun'altra cosa ti affligga, ti turbi; che non ti dia pena la malattia di tuo zio, perché non ne morirà per adesso. Sii certo che sta già bene".

martedì 2 ottobre 2012


Un giovane condannato a morte scrive 
alla sua fidanzata




La castità è una virtù che deve essere vissuta in maniera speciale nel fidanzamento come autentica espressione del vero amore. Un bell'esempio di fidanzamento cattolico lo troviamo nel giovane Bartolomé Blanco Marquez che morì martire nella Guerra Civile Spagnola, a 21 anni, il 2 ottobre del 1936. 

Prima di morire fucilato per essere cattolico, lasciò quattro lettere: tre alla sua famiglia e una alla sua fidanzata, in cui traspaiono i nobili sentimenti della sua grande anima. Riportiamo qui la lettera scritta alla sua fidanzata il giorno prima di morire:



“Prigione Provinciale di Jaén, 1° ottobre 1936

Maria dell’anima,
il tuo ricordo mi accompagnerà alla tomba; fino a che
ci sia un battito nel mio cuore, questo palpiterà con
tenerezza per te. Dio ha voluto sublimare questi affetti
terreni,nobilitandoli quando ci amiamo in Lui. Quindi,
anche se nei miei ultimi giorni Dio è la mia luce e il mio
anelito, non impedisce che il ricordo della persona che
più amo mi  accompagni fino all’ora della morte...

Adesso che mi restano poche ore per il riposo definitivo,
vorrei chiederti solo una cosa: che in ricordo dell’amore
che c’è stato tra noi, e che ora è ancora più grande, tu
possa occuparti come obiettivo principale della salvezza
della tua anima; perché, in questo modo, potremo riunirci
in cielo, per tutta l’eternità, dove nessuno ci separerà. Fino
allora quindi, Maria della mia anima, non dimenticare che
dal cielo ti guardo e cerca di essere un esempio di donna
cristiana, poiché alla fine della partita non servono a niente
i piaceri e i beni terreni, se non riusciamo a salvare l’anima...

Fino all'eternità, dove continueremo ad amarci nei
secoli dei secoli.

Bartolomé”.


Tratto dal libro “Giovani nel terzo Millennio”, P.Carlos M. Buela, pàg. 209