domenica 15 dicembre 2013

Vi voglio bambini perché 
vi voglio santi


Silvia Sacripanti ci invia questo articolo prendendo spunto dagli scritti di P. Dolindo Ruotolo (“Vi voglio bambini perché vi voglio santi”) ricordandoci le parole di Gesù: "Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli. 


"Gesù: -O figlio mio, se imparassi a giocare con me, quanto sarebbe lieta la tua vita!»

Se non vi fate come fanciulli, non entrerete nel regno del mio Amore!
Pensalo bene, gioca con me!
Sono l'Eterna Sapienza e giuoco nei Cieli, giuoco nell'universo, giuoco nelle anime: LUDENS IN ORBE TERRARUM.
La creazione è un giuoco della mia Potenza, la Redenzione è un giuoco del mio Cuore, la santificazione è un giuoco dell'Eterno mio Amore.
La santità non è un peso, è un giuoco di semplicità! Ha uno spirito tanto diverso e tanto opposto al mondo, che è serio, essendo estremamente buffo, non ama,non giuoca, ma sparge la morte!
L'uomo è "risibile" nel giuoco dell'Amore, dell'Amore divino.
L'animale è serio perché non conosce che il suo egoismo. Guarda la faccia di un leone, di una tigre, di un lupo: che serietà fosca ed agghiacciante!
Il mondo si fa serio a misura che decade, e crede di elevarsi rendendo la vita una vita da
animali da preda. Esso apprezza le sue armi, i suoi cannoni, le sue bombe e vive di morte continua. Non ho creato l'uomo per farlo combattere così, ma per fargli vincere se stesso ... giocando con Dio, nell'umiltà, nell'Amore! Non mi fate vedere volti tristi, musi contorti, cuori agitati. Vi voglio bambini nella fede, nella fiducia, nell'amore, nell'umiltà, nella pace! Portate con voi il profumo di una infanzia perenne; sappiate che sono venuto in terra come pargoletto per questo.

Mi vedete adulto? Sono in croce.
Mi vedete infante? Sono nelle
braccia di Maria!

Qual differenza di braccia fra l'essere infante ed adulto!... Sii piccolo e troverai le braccia materne! Se vuoi essere adulto, troverai le braccia della croce!
Sii santo nella gioia della semplicità: affidati a me, come piccolo infante e troverai la vita e la pace.
Ti benedico. Sii semplice come colomba e vola a me con un amore senza ombre: le ombre vengono da satana. Non le curare. Gioca con me!"


Sappiamo bene che la nostra vita è fatta di piccole croci quotidiane, ostacoli e contrarietà che impediscono la realizzazione dei nostri progetti. Le nostre intenzioni spesso vengono interpretate in maniera distorta, gli altri ci umiliano e raramente ci viene dato un riconoscimento, qualche merito per le nostre azioni. In molti casi è necessario ripudiare la nostra volontà e i desideri del nostro “io”.  Tutto questo sembra impossibile da superare e subito cadiamo in uno stato di scoraggiamento infinito. E’ così … Di frequente mi capita di pensare ai Santi e alla loro vita qui sulla terra, come noi ora. E capisco che è possibile uscirne vincitori!  Trionfare, come scrive P. Dolindo, sulle tenebre! Come? Sforziamoci di vivere come pargoletti nelle braccia dell’Immacolata. Essere bambini significa essere come Gesù, cioè avere nel cuore le virtù della mitezza e dell’umiltà. Allora riusciremo a mettere in pratica il grande proposito della venerabile Benedetta Bianchi Porro [….] “se si ama l’Amore, si finisce per vivere di Amore”.

Silvia Sacripanti

domenica 1 dicembre 2013

Il potere della coroncina della
Divina Misericordia

Francesco D'Amato ha partecipato alla I e II Giornate di Formazione e ci invia questo articolo raccontatoci un'esperienza nel che li ha fatto vedere in modo chiarissimo la grande Misericordia di Dio. 




L’Onnipotenza di Dio è nella sua Misericordia. Ce ne dà continua manifestazione in svariati modi, sia nel vangelo sia nella vita quotidiana. Attraverso la sua serva Santa Faustina Kowalska, il Signore  manda al mondo il grande messaggio della Misericordia Divina. La missione di Suor Faustina è descritta nel "Diario" che essa redige seguendo il desiderio di Gesù e i suggerimenti dei padri confessori, annotando fedelmente tutte le parole di Gesù e rivelando il contatto della sua anima con Lui. Gesù le dice:

“Dì ai peccatori che nessuno sfuggirà alle Mie mani. Se fuggono davanti al Mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della Mia giustizia. Dì ai peccatori che li attendo sempre, sto in ascolto del battito del loro cuore per sapere quando batterà per Me. Scrivi che parlo loro con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste ed i fulmini; parlo con la voce della Chiesa, e, se rendono vane tutte le Mie grazie, comincio ad adirarMi  contro di essi, abbandonandoli a se stessi e dò loro quello che desiderano” (Diario, 1728).”  
Oltre ciò Gesù le rivela anche alcune preghiere, tra le quali “la coroncina della Divina Misericordia” e promette:

1- Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell'ora della morte - cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia - anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola....(Quaderni…, II, 122)


     2- Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l'anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 - 205)

3- Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell'ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell'ultima lotta (Quaderni…, V, 124).

Non c’è necessità di conferma delle promesse fatte da Gesù, esse sono vere poiché Colui che le fa è la Verità in persona, pertanto questo breve racconto che segue non vuole essere una prova della veridicità di tali promesse, ma solo un motivo in più per ringraziare Dio di questo infinito dono.


Con il mio lavoro mi capita spesso di essere a contatto con persone anziane, talvolta anche in fin di vita. Ebbene qualche anno fa, andando a casa di un signore che avevo come paziente, lo trovai improvvisamente ed inaspettatamente in una fase di semi-coscienza. Cercai di fare il possibile in quella situazione, nell’attesa dei soccorsi. Nel frattempo mi ricordai delle promesse fatte da Gesù sulla recita della coroncina della Divina Misericordia vicino agli agonizzanti. Non mi fu possibile recitarla li, per il gran via vai di gente e soccorritori, quindi salutai la moglie, promettendole che sarei tornato al più presto. Uscì di casa e salito in macchina recitai, in “vicinanza spirituale”, la coroncina per la salvezza dell’anima di quella persona. Di lì a poco il signor Antonio, morì. Appresa la notizia, tornai come promesso a far visita alla moglie, senza minimamente pensare alla recita della coroncina che avevo fatto. Con mio grande stupore e immensa gioia, mi raccontò che poco prima della morte, arrivò loro figlio con un sacerdote, vecchio amico di Antonio, incontrato “per caso” in un paese vicino e avendo saputo da lui della situazione grave del padre volle andare subito ad incontrarlo. Fu così che si confessò (dopo tanto) e comunicò, proco prima della dipartita”.

Francesco D'Amato

sabato 16 novembre 2013

"Meditazione sulla morte"


Daniela Fierro ha partecipato alle Ii Giornate di Formazione e ci invia un commento ad alcune poesie che Giovanni Paolo II scrisse nel 1975 sul tema della morte. 


Nel 1975, su un mensile cattolico di Cracovia, veniva pubblicato un lungo componimento in versi dal titolo "Meditazione sulla morte". L'autore si firmava Stanislaw Andrzej Gruda.
Pochi anni dopo, nell'autunno del 1978, fu svelato il segreto di quel nome: esso nascondeva (come già altri pseudonimi, alternatisi per quasi trent'anni, a partire dal dopoguerra) un sacerdote, divenuto vescovo, poi cardinale, e infine eletto, in quell'autunno, Papa: Karol Wojtyla.
Giovanni Paolo II, ora beato e presto santo, cominciò come poeta il suo cammino di vita e il suo itinerario verso Dio.
Già a 18 anni, nell'ottobre del '38, studente di filologia polacca all'università di Cracovia, partecipò, insieme ad altri giovanissimi autori, ad una manifestazione poetica (cui altre ne seguirono) recitando proprie poesie. Continuò a comporre negli anni della guerra, continuò dopo essere divenuto sacerdote, e ancora da pontefice, fino a pochi anni prima della morte.
La vocazione religiosa, l'impegno pastorale, l'approfondirsi del pensiero filosofico e teologico, non cancellarono la poesia, ma ad essa si unirono armoniosamente, le ridiedero forza, e infine le diedero luce. Il Papa non solo non rinnegò di essere un poeta, ma al contrario lo manifestò al mondo, solo allora: come se, nella luce di quell'ultima e compiuta vocazione, e solo in essa, la poesia avesse trovato finalmente, chiaro e sicuro, il suo valore.

Cominciai a leggere le sue poesie nell'estate del 2005, poco dopo la sua morte. Era per me un modo per ritrovarlo vicino.
Torno spesso a quelle pagine. E spesso torno proprio a quella lunga poesia del '75: ogni volta che il tempo della natura e il tempo della Chiesa - o anche qualche evento doloroso - riportano il corso dei pensieri di fronte alla morte, e non voglio essere sola, e chiedo compagnia a quelle parole, per non perdere la strada della vita, la strada di Gesù...

"Quando saremo sulla riva d'autunno..."

L'autunno è la metafora - facile, trasparente - del culmine di un'esistenza (un frutto ormai maturo, un albero autunnale...). che giunge in prossimità dell' incontro col suo Signore.
Allora, dice il poeta, due desideri opposti esploderanno in noi: paura e amore.
Ricordandosi del salmo che ci insegna "Inizio della sapienza è il timore del Signore", Wojtyla dice: maturità è sapienza e dunque, certamente, è timore. Timore di Dio, timore di trovarsi faccia a faccia con Lui, timore della morte.
Questo timore, da solo, ci spingerebbe indietro, ci porterebbe a fuggire, a ritornare "a ciò che una volta fu vita / e lo è ancora"...
Ma l'apostolo Giovanni scrive che l'amore vince la paura. E Wojtyla scopre che "maturità è soprattutto l'amore/ da cui il timore viene trasfigurato". L'amore si slancia ancora avanti, desidera audacemente quell'incontro che pur teme: brama di " inoltrarsi verso Colui in cui la vita trova tutto il suo domani".

Dio: "Colui in cui la vita trova tutto il suo domani".

Non si torna indietro, dunque: si va oltre. La vita che è già stata non si ripete, ma si rinnova, in un domani che noi non conosciamo, e che ci chiede un amore più grande della paura.

Segue, nei versi, un'altra metafora, frequente nella poesia di Wojtyla (sarà ancora nel "Trittico romano") : quella della corrente.
L'acqua che scorre, travolge, sommerge. La nostra vita come un'isola di terra in un fiume rapido, o una piccola barca in un gran mare, dalle onde crescenti...

"Non fermerai le correnti che passano...
Non reggerai fino alla fine alla forza di queste correnti,
ti supereranno - tu stesso calerai a fondo, questo lo sai
con certezza,
e tornerai alla polvere, questo lo sai
con certezza -
tu vivi rivolto alla morte..."

Ma alla certezza della morte qualcosa si oppone, incisa nell'intimo di noi, con forza, anche se misteriosa: come un'iscrizione in una lingua che noi non comprendiamo, ma che Uno di noi, uno solo, ha decifrato... E' Cristo, che ne ha carpito il segreto e l'ha realizzata, l'ha inverata in Sé. E così ha invertito la rotta del nostro cammino...

"Dalla vita passare nella morte -
è questa l'esperienza, l'evidenza.
attraverso la morte passare nella vita -
questo il mistero.
Mistero - un'iscrizione profonda
ancora non del tutto decifrata
che è in noi presagio e non contraddice la vita...
 UNO della nostra schiera
è passato oltre tutte le correnti...
Lui, gloria solitaria nella trama di tutto il creato...
Questo passaggio ha nome Pasqua...
...corsero alla tomba che apparve loro deserta
e piena solo di luce...
non solo la pietra tombale ma tutta la terra
Egli ha capovolto...
anche se la corrente del Cedron continua a discendere
e nel corpo umano la corrente del sangue traccia ancora
una rotta di morte.
Egli ha aperto negli uomini uno spazio alla nascita,
ha rivelato in loro uno spazio di vita
che sovrasta alle correnti che passano, che sovrasta alla morte..."

La morte non è cancellata, non smette ancora di accadere ( "quando il battito del cuore si perde nelle correnti del creato...") : l'uomo continua a morire, questo vedono i nostri occhi, e sembra l'unica realtà...

"...inchiodo la bara del corpo, consegno alla terra
la certezza del suo disfacimento..."

Ma gli occhi del poeta guardano fissi altrove, di là dall'immediata evidenza dei sensi: a Cristo, alla Sua Resurrezione.

"Parola ultima di fede, che va incontro
al nostro ineluttabile passare...
parola...ripetuta malgrado le morti quotidiane
e gli eventi del pianeta che è luogo del nostro passare,
luogo di morte per ogni nostra generazione."

Così, di fronte alla morte, nasce la speranza. Capovolgendo il detto antichissimo secondo cui "finché c'è vita c'è speranza", Wojtyla afferma che la speranza nasce proprio quando la vita finisce. La vera speranza è ciò che si contrappone alla morte, bilanciandola (quella della bilancia è un'altra immagine significativa nei suoi scritti). Infatti, come spiegava San Paolo ai Romani (8, 24-25), uno spera in quello che non vede.

"...la speranza si innalza da tutti i luoghi
soggetti alla morte -
la speranza ne è il contrappeso,
in essa il mondo, che muore, di nuovo rivela la vita."

E qui la meditazione prende forma di preghiera: Dio non è più "Lui", ma "Tu".

"...TU SEI
e dunque ho un senso, e scivolare nella tomba,
passare nella morte,
disfarmi nella polvere di irripetibili atomi,
è per me parte della Tua Pasqua."

"...TU SEI
e dunque ho un senso..."

Questo è ciò che Martin Buber (il filosofo ebreo, ben noto a Giovanni Paolo II) chiamerebbe: una relazione essenziale.Dio è il "Tu" che mi dà vita, senza il quale io non sarei.
Il mondo continua a correre, a fuggire dal suo centro. E l'uomo, "sola scheggia di mondo che abbia un moto diverso" , deve lottare, resistere alla corrente, per non distogliere il pensiero da quel Volto che il mondo non gli rivela.

"...corrono macchine, partono razzi interplanetari...
dappertutto un moto centrifugo...
questo moto non giunge al nucleo immortale,
non libera dalla morte..."

Bisogna combattere per la speranza.
Ci diranno (come il governatore Festo disse all'Apostolo delle genti: Atti 26, 24) che siamo pazzi. E noi a sperare  tuttavia, senz'altro sostegno che la Pasqua di Cristo.

"...la morte è un'esperienza finale,
ed ha sapore di annientamento -
con la speranza le strappo il mio io, glielo devo strappare,
superare così l'annientamento...
allora, d'intorno, si levano grida, si leveranno di nuovo:
<<Sei pazzo, Paolo, sei pazzo!>>
- ed ecco, contro me stesso
e contro molti, combatto per la mia speranza...
nello specchio in cui tutto passa non trova un riflesso
ma solo nel Tuo Passaggio...

...così mi iscrive in Te la mia speranza,
fuori di Te non posso esistere -
quando innalzo il mio io sopra la morte
strappandolo da un suolo di sterminio,
questo avviene
perché esso sta in Te
come in un Corpo...
che rinnova il mio io...
dove il corpo della mia anima e l'anima del mio corpo si ricongiungono
fondando sulla Parola, per sempre, la vita fondata prima sulla terra,
dimenticando ogni affanno, come al levarsi, nel cuore, di un Vento improvviso..."

Immagine-chiave in questo poeta: il Vento. Lo Spirito vivificante, Spirito creatore, che irrompe e sorprende, dischiude i tristi confini della nostra mente e la guida oltre la realtà della morte - così certa, così evidente, eppure non ultima: poiché in essa Cristo è passato, ha aperto un varco, ha trovato un approdo più lontano e veramente ultimo, di vita, per sempre. L'eternità, prima di Lui segreta, indecifrata, irraggiungibile per noi.
E l'uomo in Cristo non è più un  "essere-per-la-morte". La mèta del viaggio è vita: la vita nuova della resurrezione.

Così, tre anni prima che cominciasse il suo ministero di successore di Pietro, Wojtyla poeta, con la forza soave della poesia, seguendo Cristo, cominciava già, silenziosamente, a restituire all'uomo il suo destino di eternità, che il materialismo con la sua disperazione aveva tentato - e tenta ancora - di rubargli.



NOTA
La traduzione italiana  è quella pubblicata in:
Karol Wojtyla "Tutte le opere letterarie", ediz. Bompiani 2005 (Collana "Il pensiero occidentale"), con testo polacco a fronte.
E' una traduzione poetica (affidata, fra gli altri, a Margherita Guidacci, traduttrice e poeta); ma è pur sempre una traduzione, qualcosa va perduto dell'originale, specialmente trattandosi di versi, con un ritmo, una "musica" di parole, che difficilmente da una lingua all'altra si può rendere...


Daniela Fierro

lunedì 11 novembre 2013

Consacrazione alla Vergine 


Aleppo è in questo momento uno dei luoghi più pericolosi del nostro pianeta. Ma nonostante la terribile situazione, i cristiani di questa città vivono   e testimoniano la propria fede con ammirevole costanza. Un gruppo di 17 persone ha voluto in questi giorni consacrarsi in materna schiavitù d'amore a Maria Santissima. Nello stesso giorno della consacrazione hanno visto già i frutti del loro atto di affidamento alla Regina della pace. 



Nella terribile esplosione di 3 missili avvenuta a Gennaio a pochi metri da dove viviamo, la nostra Cattedrale ha sofferto seri danni, perché trascorse quattro mesi chiusa. A Maggio abbiamo potuto “riaprirla”  giustamente per il mese di Maria. Fu un fatto che rinnovò la speranza di tutti. 

Nelle prediche delle messe giornaliere durante questo mese tanto amato dai cristiani orientali, il Padre Rodrigo analizzò il libro di San Luigi Maria Grignon de Montfort “Trattato della Vera Devozione a Maria Santissima”, che non è ancora tradotto in arabo. Fu accolto con tanto vivo fervore dai nostri fedeli parrocchiani, che spontaneamente chiesero di potersi consacrare alla Vergine secondo il modo esposto dal Santo di Montfort. Fu così che si prepararono durante varie settimane, e il 16 Luglio, giorno di Nostra Signora del Carmine, 17 persone si consacrarono alla Vergine, e fu loro imposto lo scapolare del Carmine.




Aleppo era da due settimane assediata. Scarseggiavano gli alimenti base e la gente già cedeva alla disperazione. Esattamente quel giorno, il giorno della consacrazione, si liberò una delle vie e potette arrivare qualche alimento. La soluzione non fu definitiva, perché l’assedio continuò, e durò 3 lunghi mesi… Ma fu un segno di Nostra Signora, per mostrare ai suoi figli che non sono soli, che Lei non li abbandona, e che con speciale preferenza benedice quelli che stanno soffrendo. Perché assomigliano di più a suo Figlio!

Totus Tuus Maria!!

Missionari dell'IVE ad Aleppo , Siria


sabato 9 novembre 2013

Primo Storico Incontro 
delle Voci del Verbo

31Ottobre -3 Novembre 2013.



Gli immensi ritardi dei treni, i professori, gli esami universitari e altri milioni di problemi non hanno scoraggiato le eroiche Voci del Verbo che si sono incontrate per la prima volta, in questi giorni, a Rignano sull’Arno un fantastico paesino sui colli fiorentini! Questi giorni sono stati bellissimi, ci siamo divertiti tantissimo. Siamo arrivati in più ondate da tutta Italia, ma al pranzo del sabato eravamo in 25 tra ragazzi, seminaristi, suore e i 2 parroci del paesino! I primi arrivi ci sono stati nel pomeriggio di giovedì 31. Si è iniziato mettendo un po’ in ordine il fantastico “albergo” messo a disposizione dal parroco e poi con l’arrivo di un'altra ondata di Voci c’è stata una bella cena!


Il secondo giorno non è stato da meno, anzi in crescendo ogni giorno è stato migliore di quello prima! Dopo la S. Messa  siamo partiti (anche qui in più scaglioni) per andare a visitare Firenze. Abbiamo fatto un bellissimo giro in città e alcuni sono anche riusciti a vedere il museo di Palazzo Pitti e la Basilica di S. Croce!  Tornati a Rignano abbiamo recitato il rosario davanti al tabernacolo nella bellissima Chiesetta che comunicava con la casa. Infine, con l’arrivo di un’altra ondata di ragazzi e una cena divertentissima piena di giochi e scherzi abbiamo chiuso la giornata.


Il cuore di queste giornate però è stato Sabato 2. Ci sono stati ancora nuovi arrivi tra cui i seminaristi e le suore! La mattina dapprima siamo andati al cimitero per dire un Rosario in onore dei defunti di cui si celebrava la memoria in quel giorno e poi abbiamo pregato per ottenere l’indulgenza! A metà mattina poi, siamo tornati in casa per ascoltare la conferenza di Tullia Trevisan e Chiara Adami. Queste due ragazze, nei due mesi successivi alle ultime Giornate di Formazione, hanno preparato ed esposto un approfondimento sul tema dell’omosessualità. La conferenza è stata interessantissima e infatti le nostre due povere relatrici, alla fine, sono state sommerse di domande! Ma bisogna dirlo… sono state bravissime! Non solo nella loro esposizione ma anche a rispondere ad ogni dubbio!


Finita la discussione era arrivata l’ora del pranzo… purtroppo però… l’acqua della pasta… non la pensava così e non voleva proprio bollire… Niente paura! Per l’Istituto del Verbo Incarnato e per le Voci del Verbo questi non sono problemi ! Quel tempo si è riempito di un’atmosfera di gioia  e festa incredibili tanto che la fame quasi non si sentiva più! Nel frattempo poi, (ma anche dopo il pranzo) si sono anche scoperte alcune  doti nascoste delle Voci del Verbo! Due ragazzi hanno suonato benissimo la chitarra e un altro ragazzo ci ha divertiti tutti con i suoi fenomenali trucchi da prestigiatore!


Che dire poi del pranzo?! Fantastico! Era tutto buonissimo e questo grazie per l’organizzazione, il grande impegno e aiuto che ci hanno dato Viola, i suoi genitori e i suoi parenti che hanno cucinato tantissimo per noi in questi giorni!
Dopo il pranzo c’è stata una bella riflessione sui prossimi impegni delle Voci del Verbo, sull’indirizzo da dare al gruppo e sullo stemma da dare al gruppo! La serata poi si è chiusa con la S. Messa e una cena festosa! Tutto l’incontro si è concluso la Domenica 3 dopo la S. Messa. Questo incontro ci ha uniti ancora di più e già gustiamo i tanti frutti di questi pochi giorni!



Un grazie immenso al Signore che ha permesso tutto questo. A tutta la Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato che ci  sta curando e formando con l’amore di una mamma e senza la quale il nostro gruppo non esisterebbe. Grazie a tutti. Ai parroci di Rignano. A Viola e alla sua famiglia per l’impeccabile organizzazione e per tutto quanto hanno fatto per noi. Ai giovani che hanno partecipato, che pur in mezzo a molti sacrifici, hanno lasciato le loro cose per stare insieme in questi giorni. Grazie a tutti voi ragazzi che non avendo potuto partecipare, avete comunque pregato per noi. Ci rivediamo tutti al prossimo incontro!

Elena






Dio esiste?


Un professore ateo dell’Università di Berlino, durante una lezione lanciò una sfida ai suoi studenti con la seguente domanda: “Dio ha creato tutto quello che esiste?”
Uno studente credente rispose: “Sì, certo!”.
“Allora Dio ha creato proprio tutto?”,  replicò il professore.
“Certo!”, affermò lo studente.
Il docente concluse: “Se Dio ha creato tutto allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste e, secondo il principio che afferma che  noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è malvagio!”
Gli studenti ammutolirono a questa asserzione.
Il professore piuttosto compiaciuto con se stesso, si vantò con gli studenti di aver provato per l’ennesima volta che la fede religiosa era un mito.
Ma un altro studente alzò la mano e riattaccò: “Professore, il freddo esiste?”.
“Che razza di domanda è questa? Naturalmente,  esiste! Hai mai avuto freddo?”.
Gli altri universitari esplosero in una risata.
Il giovane riprese: “Infatti, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica ciò che noi consideriamo freddo è in realtà assenza di calore. Lo zero assoluto (-273°C) è la totale assenza di calore. Il freddo, quindi, non esiste. Noi abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo … se non abbiamo calore”.
Lo studente continuò imperterrito: “Professore, l’oscurità essite?”.
Il docente rispose: “Naturalmente!”.
Lo studente non mollò e disse. “Ancora una volta signore, lei è in errore: anche l’oscurità non esiste. L’oscurità è in realtà assenza di luce. Noi possiamo studiare la luce, ma non l’oscurità. Come possiamo sapere quanto buia è questa stanza? L’oscurità è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò che accade quando la luce è assente”.
A questo punto il professore ammutolì.
E lo studente con fermezza concluse: “Il male non esiste, o almeno non esiste in quanto tale. Il male è semplicemente l’assenza di Dio! È proprio come l’oscurità o il freddo; è una parola che l’uomo ha creato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non ha creato il male! Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore di Dio presente nel proprio cuore”.
Il rettore dell’Università, fortemente stupito, domandò a quel giovane: “Qual è il tuo nome?”.
“Mi chiamo Albert Einstein”.

Non basta convincersi se Dio esiste o no ma credere con grande commozione che Dio è “amore”, che ci ama nella nostra storia personale.

Inviato da Elena

giovedì 31 ottobre 2013

Matrimonio, omosessuali:
il grande equivoco

Niccolò Saul ha partecipato alle II Giornate di Formazione e ci invia questo articolo pubblicato nel blog "Hic calix" parlando sull'omosessualità. 

Il Menzognero ha deciso da 50 anni a questa parte di voler seminare discordia attaccando la famiglia, e sta tentando in ogni modo di raggiungere questo fine. La prima arma, ovviamente, è il linguaggio, e gli equivoci che nascono da questo: usare ambiguamente un termine, abbinarlo ripetitivamente ad altri termini che poco hanno a che fare con esso, è un modo per cambiare la mentalità e la cultura delle persone, e far passare quello che prima era visto dal senso comune come inaccettabile. Partiamo quindi dalle parole, e facciamo chiarezza.
Il matrimonio, come si sa, è parola composta che viene dal latino: mater-munus, cioè quella funzione, quell'impegno materno (e paterno), che si sostanzia nello strutturare il focolare domestico al fine di educare e mantenere i figli. Ovviamente questo onere di educazione spetta ad entrambe i genitori, non solo alla madre; ciononostante la parola "matrimonio" si fonda sulla radice di mater proprio per contrapporla all'affare paterno, all'impegno del maschio, ossia alla cura del patri-monio, da cui era anticamente esclusa la donna. Partendo da questo chiarimento può meglio comprendersi come il termine "matrimonio" non voglia tanto indicare i soggetti che devono svolgere la funzione (la madre piuttosto che il padre), quanto quale sia la funzione che debba essere svolta: ossia tutti quegli affari domestici (che un tempo, neanche troppo remoto, curavano essenzialmente le matres) che hanno come finalità quella di crescere ed educare i figli. Parrà strano, ma non si parla di amore: poteva chiamarsi agape-monio, amori-monio, invece l'affetto sembra rimanerne fuori. E a ragione. Perché l'amore non è il fine del matrimonio, ma il presupposto: senza il bene reciproco non si può costruire nulla di buono. Ma qualcosa va pur costruito.


I tempi moderni sembrano invece aver ridotto il matrimonio soltanto ad una convivenza basata sull'affetto: i figli sarebbero soltanto una evenienza o, peggio ancora, un "diritto" (di cui si vorrebbe disporre). E' l'apoteosi dell'egoismo: non si sta insieme per dare agli altri, ma si convive per convenienza, per soddisfare i propri vuoti per mezzo di un rapporto vicendevolmente superbo. L'amore rimane chiuso e oppresso tra due soggetti che non vogliono donarsi agli altri, che non vogliono sacrificarsi. E questo non è amore. L'amore, per sua natura, è traboccante, va oltre, non ha limiti, sfonda le soglie strette che gli poniamo intorno. Ecco, l'amore è il presupposto del matrimonio. Ma oggi c'è chi pensa (o vuole spingere gli altri a pensare) che il matrimonio sia solo "amore" (o quello che si pensa sia tale, cioè il sentimentalismo e il sesso). Non è per niente così. Il matrimonio è quella vocazione che spinge due persone ontologicamente complementari a congiungersi definitivamente per assumersi la fantastica responsabilità di essere collaboratori di Dio nella creazione fisica di uno o più esseri umani e nella educazione spirituale di uno o più figli di Dio. Questo amore richiede sacrificio, perché l'amore si può declinare solo col sacrificio. Dio ha amato mandando il suo Figlio innocente a morire sulla croce per i colpevoli. Amare nel matrimonio significa quindi morire all'altro, al coniuge e ai figli, farsi crocifiggere per la salvezza del coniuge e dei figli, tacere e subire, sottomettersi per il bene dell'altro. Il matrimonio e la famiglia che ne nasce è scuola di vita, è maestra di amore, di amore vero.
Tutto questo non potrà mai sussistere nelle altre forme di convivenza che queste società post-moderne vogliono imporre come "diritti". Il grande equivoco è pensare che il matrimonio sia un istituto per gli adulti: nulla di più sbagliato. Il matrimonio ha come scopo quello della tutela dei figli nati dallo stesso. Gli adulti sono solo i soggetti che decidono di diventare, liberamente e responsabilmente, quegli strumenti necessari per la crescita dei figli. Per questo non può esistere un matrimonio che sia consapevolmente chiuso ai figli. I c.d. "matrimoni omosessuali" sono un insulto all'italiano e alla logica poiché sono "matrimoni" consapevolmente chiusi ai figli: mancando la complementarità sessuale, due uomini o due donne sono ontologicamente incapaci di procreare. Due uomini o due donne che vivono insieme non sono altro che una convivenza. Chi ne fa parte  può avere dei diritti, ma come singolo e non come gruppo. Ma - va ricordato - il diritto più grande (quello più dimenticato), è quello dei figli: nascere da un padre e una madre, crescere con loro, ricevendo quegli insegnamenti materni e paterni fondamentali per crescere in modo sano ed inserirsi con serenità nella società. Questo, solo questo, è matrimonio.

Niccolò Saul Todini

Fonte: http://hiccalix.blogspot.it/2013/05/matrimonio-omosessuali-il-grande.html

mercoledì 30 ottobre 2013


Halloween? No grazie, meglio un 

Rosario! (Parte II)


Vi proponiamo la seconda parte di questo articolo su Halloween scritto da Elena e pubblicato l'anno scorso su questo blog. Quest'anno Elena ha avuto l'iniziativa di creare un evento pubblico su facebook intitolato "Boicottiamo Halloween!" nel quale propone di offrire delle preghiere e qualche sacrificio per riparare per tutte le bestemmie ed immoralità che si commettono in questa festa pagana. Uniamoci a questa bellissima iniziativa!: https://www.facebook.com/events/348529778626734/?source=1

  
LE VITTIME

I bambini a cui, fino a pochi anni fa, anche nelle scuole pubbliche, venivano insegnate le preghiere dalle maestre (in questo periodo soprattutto “L’ eterno riposo”) ora vengono semplicemente inondati da idee malsane che li spingono ad avvicinarsi ad un mondo a cui ci si dovrebbe tenere il più lontani possibile a qualsiasi età. Il rischio è maggiore se si pensa che “festeggiare” questa “ricorrenza” significa per i bambini spostare la loro attenzione dalla realtà, dalla vita che invece sarà il loro vero campo di battaglia. Li avvicina al culto del macabro e li riempie di paure quando invece l’uomo è fatto per la LUCE e per la pace del cuore. Tutto ciò rende Halloween per niente educativo anzi, solo NEGATIVO.

I giovani sono le vittime a cui Halloween fa più male. La maggior parte di loro usa questo giorno solo come l’ennesima scusa per sballarsi. Gli imperativi di questi giorni (31/10-2/11) quindi diventano: ALCHOOL, DROGA, DISCO, SBALLO, SESSO. Se pure ci fosse qualcuno che volesse andare in chiesa per il primo Novembre o per il due, come farebbe se è tornato a casa alle 7 di mattina??
C’è poi una parte della popolazione giovane che non è dedita agli eccessi ma allo stesso modo rischia la Vita a causa di Halloween. Sono quella parte di giovani che non cercano lo sballo ma sono deboli o in una qualsiasi difficoltà, Halloween offrendogli i suoi lustrini (cartomanti, occulto ecc..), può inserirli in un giro di morte senza scampo.

In questo periodo infatti si sprecano maghi e tarocchi che promettono scorciatoie facili a chi ha qualche difficoltà. È infatti proprio in questo periodo che le sette fanno il boom di adepti soprattutto nei rave e nelle discoteche. In tutto ciò internet non aiuta. I ragazzi che navigano principalmente da soli, si trovano bombardati da annunci a tema; perfino i siti di cucina propinano ricette mono gusto (zucca) che inneggiano alla morte. Ragazzi non fatevi prendere in giro, le vostre teste non sono zucche vuote da intagliare con una smorfia di dolore, ribellatevi e pregate un rosario la sera del 31/10 per coloro che sono più sfortunati di voi e si sono fatti irretire dalle fauci di halloween.

I rischi per i genitori. Voi che ormai siete adulti, seppur rischiate, avete per così dire, una “soglia del dolore” più alta. Per voi è più difficile cadere nelle languide reti dell’occultismo, ma non impossibile. Ciò che rischiate di più è di sottovalutare il danno che halloween fa ai vostri figli e anche a voi. Vigilate suoi vostri figli, fategli capire il motivo del perché non è bene “festeggiare” halloween. Siate coraggiosi, date risposte di luce ai vostri figli così che, questa luce, risplenda sempre su di loro.

Che tutti i Santi del Cielo, insieme alla Madonna Santissima e a Gesù Cristo ci rendano apostoli e testimoni fedeli della bellezza di vivere nella luce del Vangelo e nella grazia di Dio.

Per chi volesse approfondire il tema riporto due link: