lunedì 28 gennaio 2013


Intervista al Dott. Aquilino Polaino sull'omosessualità


Il Dottor Polaino è titolare della Cattedra di Psicopatologia e Direttore del Dipartimento di Psicologia dell’Università “San Pablo-CEU” di Madrid. Negli ultimi quarant’anni ha esercitato la sua attività diviso tra l’Università, la ricerca e l’attività clinica. La sua esperienza nel trattamento psicoterapeutico dell’omosessualità durante tutto questo tempo ha riguardato quasi duecento persone con disturbi di comportamento omosessuale. In quest’intervista ci parla della natura del fenomeno dell’omosessualità e delle conseguenze nelle persone e nella società.


Quali fattori incidono sullo sviluppo sessuale dell’essere umano?

Per ciò che riguarda lo sviluppo dell’identità sessuale e personale, i rapporti con i genitori, oltre ad una opportuna educazione sessuale, sono fattori che influiscono decisamente in questo processo.
L’identità sessuale si articola sulle esperienze di donazione e ricezione di affetto tra il bambino e le figure del padre e della madre. L’omosessualità, prima di essere un problema della condotta sessuale, è un disturbo dell’affettività, cioè, della maturazione e dello sviluppo affettivo, sulla quale si erige, più tardi, l’identità personale.

C’è bisogno delle figure del padre e della madre per lo sviluppo integrale del bambino? Perché?

Le figure del padre e della madre sono assolutamente imprescindibili per il corretto sviluppo psico-affettivo e sessuale dei figli. Il padre contribuisce con la mascolinità e la madre con la femminilità. Ambedue le cose si offrono allo sguardo innocente ed alla tenera affettività del bambino come modelli affettivi emblematici, con i quali si identificherà proprio attraverso l’affetto che dai genitori riceve e dal modo in cui egli stesso dimostra loro le sue emozioni.
I rapporti tra il padre e la madre costituiscono il primo scenario dell’educazione sentimentale. I bambini e le bambine imparano le differenze nel comportamento affettivo che singolarizzano il padre e la madre, ed il modo in cui si trattano un uomo ed una donna quando si amano.
Senza vivere questi rapporti si può affermare che l’educazione sentimentale dei figli sarà incompleta, a prescindere dai casi in cui i genitori vedovi cerchino di sostituire, in maniera naturale, la presenza della figura scomparsa.
Una volta maturato lo sviluppo affettivo, compare l’attrazione sessuale nel bambino o adolescente. Se questo è stato formato d’accordo con il proprio sesso, è facile che l’attrazione sessuale si assembli con caratteristiche analoghe a quelle che sono proprie della sua peculiare differenziazione affettiva e sessuale, evitando così l’insorgere di problemi riguardo alla propria identità sessuale e personale.

Non costituisce una violenza sul bambino il fatto di essere adottato da parte di una coppia omosessuale?

Nessun bambino è naturalmente pronto per condividere i propri sentimenti simultaneamente con due genitori maschi o due genitori femmina. Essere adottato da una coppia di omosessuali o lesbiche, è rendere uno scarso servizio al bambino poiché si attenta seriamente contro lo sviluppo della sua identità sessuale e personale.
La complementarietà tra l’uomo e la donna è qualcosa che ogni bambino impara dai rapporti tra i propri genitori. I bambini imparano in questo modo che la ragione della diversità sessuale è quella che ha per scopo la complementarietà tra di loro e che questo rende inoltre possibile fondare una famiglia.

Quali sono le conseguenze che questo fatto provocherebbe nel bambino? 

L’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali può avere molte conseguenze. Alcuni testi pseudoscientifici hanno cercato di mascherarle stabilendo delle conclusioni sbagliate, che però non soddisfano i minimi criteri scientifici richiesti dalla ricerca empirica.
Altri studiosi, invece, hanno analizzato il problema attenendosi a metodologie rigorose ed hanno seguito lo sviluppo di questi bambini nel corso delle loro vite. Le conclusioni raggiunte indicano che l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali incrementa in questi bambini la promiscuità sessuale, il comportamento bisessuale e la condotta omosessuale nell’adolescenza, oltre ad anticipare precocemente l’attrazione e l’iniziativa per le relazioni sessuali, che sono viste come qualcosa svincolato dall’affettività e dalla capacità di amare.

Da un punto di vista psichiatrico, quali conseguenze comporterebbe per la società l’applicazione di tutte queste norme contrarie alla natura dell’essere umano?

L’approvazione della legge che permette l’adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali costituisce una truffa contro la salute degli esseri più innocenti e indifesi: i bambini. Ma lo è anche contro la persona e contro l’intera società, perché indebolisce la salute psichica delle generazioni future - nelle quali già s’intravede un incremento dei disturbi dell’identità sessuale e personale- ed ipoteca il senso e la dignità dello Stato. Questo è ciò che avviene quando le leggi non imitano la natura ma la tradiscono apertamente e la contraddicono.


Fonte: http://www.fides.org/ita/approfondire/2005/leggi2_famiglia06.html

mercoledì 23 gennaio 2013


Come dobbiamo considerare il problema dell'omosessualità?


Come dobbiamo considerare il problema dell’omosessualità e qual è la maniera corretta e cristiana di trattare le persone omosessuali? 


In questo articolo prendiamo spunto di una delle risposte del teologo P.Miguel Angel Fuentes alle domande che li vengono rivolte nel sito “Teologo responde”. 

Ringraziamo Tullia Trevisan per il suo lavoro di traduzione di questo articolo.




  
1. Natura del fenomeno

Il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce il fenomeno dell’ omosessualità come “le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso” (CCC n. 2357).
Questa deviazione può rispondere a cause puramente morali o cause psicologiche. Le origini del fenomeno della persona omosessuale non sono del tutto chiare: ci sono diverse ipotesi. La più plausibile indica che si possono avere delle predisposizioni organiche e funzionali e l’ origine si riferisce di solito a un’intricata rete di relazioni affettive e sociali. Sono stati studiati gli eventuali fattori di eredità, sociologici e ormonali; ma quello che risulta essere più preponderante è il clima educativo famigliare, specialmente del periodo che va dai 6 ai 12 anni. Il dinamismo originale della deviazione omosessuale sembrerebbe consistere in un fallimento di identificazione affettiva del bambino e della bambina. 


2. Giudizio morale

Bisogna operare un giudizio diverso tra la tendenza e l’atto.

1º L’atto omosessuale

Per atto omosessuale intendiamo non solo gli atti  sessuali consumati ma anche gli atti del desiderio e del pensiero pienamente acconsentito. Questi sono intrinsecamente disordinati e cattivi. Lo insegna la Sacra Scrittura, il Magistero e la ragione.

-La Sacra Scrittura ha numerosi testi a riguardo:  “Non ti accosterai come un uomo con una donna; è abominevole (Lev 18,22); Ugualmente gli uomini abbandonando l’uso naturale della donna arderanno l’uno per l’atro, commettendo l’infamia di uomo con uomo, ricevendo in se stesso la paga meritata del proprio smarrimento (Rom 1,27); Non vi ingannate! Né gli impuri...né gli effeminati, né gli omosessuali...erediteranno il Regno di Dio (1 Cor 6,9-10).

-Il Magistero si è pronunciato in distinte occasioni, alcune volte analizzando direttamente il tema, come la Dichiarazione  sulla  Persona umana. Nella Sacra Scrittura sono considerati come gravi depravazioni e sono presentati come la triste conseguenza della repulsione di Dio (cf. Rom 1,24-27).
Questo giudizio della Scrittura non conclude affermando che tutti quelli che soffrono di questa anomalia sono del tutto responsabili delle loro manifestazioni, però attesta che “gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e non possono ricevere approvazione in ogni caso” (Persona umana, n. 8).  Lo si può trovare anche nel “Catechismo della Chiesa Cattolica” e in altri documenti. Altre volte il Magistero è intervenuto condannando gli errori di alcuni moralisti su questo punto. Come per esempio gli errori di J.J. McNeill, Charles Curran, André Guindon.

             -La stessa ragione che è filosofica e teologica dimostra che è illecito attuare questi atti, in quanto percepiamo che:
                a) Sono incapaci della finalità procreativa che è propria dell’atto sessuale umano (finalità che non può essere esclusa volontariamente) (Cfr. Humanae vitae, 14)
                b) Negano la complementarietà tra l’uomo e la donna, la quale è inscritta nella stessa Natura: non solo perché uomo e donna sono complementari genitalmente ma anche perché lo sono germinalmente (le cellule sessuali sono complementari: ovuli e spermatozoi) e psicologicamente.
             c) Negano la saggezza creatrice di Dio: quindi negando l’unico che è esplicitamente scritto nella natura dell’uomo, nega il piano di Dio della creazione.
               d) Negano l’ auto-donazione che è l’ultima ragione dell’uso del sesso. L’atto sessuale è soprattutto più di una ricerca di autocompiacimento, in quanto è una donazione di sé.
                e) Sono atti antisociali: perché non contribuiscono con la generazione dei nuovi figli per la società. Il sesso si ordina per la perpetuazione della specie. Se la pratica omosessuale fosse lecita e tutti la praticassero equivarrebbe al suicidio dell’intera società.


                2º La tendenza omosessuale

Su questo tema bisogna evitare diversi equivoci. Fondamentalmente bisogna dire che, mentre la tendenza omosessuale non è consentita, non costituisce alcun peccato, però allo stesso tempo bisogna anche affermare che essa stessa tende come fine a un atto disordinato: è un disordine.

Prima di tutto, diciamo che può non costituire un peccato. Così insegna il Magistero: “Un numero considerevole di uomini e donne presentano tendenze omosessuali istintive. Non scelgono la condizione omosessuale: questo significa per molti di loro una prova autentica”. Allo stesso tempo però bisogna ricordare che è una tendenza oggettivamente disordinata: “La particolare inclinazione della persona omosessuale anche se non è peccato, costituisce comunque una tendenza più o meno forte verso un comportamento intrinsecamente cattivo da un punto di vista morale. Per questo motivo l’ inclinazione stessa deve essere considerata oggettivamente disordinata (Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sull’attenzione pastorale alle persone omosessuali, n.3).

Di conseguenza queste persone sono chiamate a vivere la castità in un modo totale e a unire la sofferenza causata per la loro tendenza alla croce di Cristo. (Cfr. CCC n. 2358)


3. Le attitudini sociali con le persone omosessuali

          Insegna il Catechismo: le persone omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (CCC n.2358). Queste persone hanno diritti fondamentali: diritto al lavoro, alla casa ecc. Questi diritti comunque non sono assoluti; possono essere limitati dall’Autorità a causa dei comportamenti esterni oggettivamente disordinati che vanno contro il bene comune o contro quelli più deboli (fisicamente e moralmente). Questa riduzione dei diritti non assoluti si pratica in molti casi: in determinate malattie contagiose, malattie mentali, individui socialmente pericolosi ecc. Quindi esiste una discriminazione giusta: “Esistono ambiti nei quali non c’è una discriminazione ingiusta quando si tiene conto la tendenza sessuale: per esempio nell'adozione custodita dei bambini, nel fatto di essere professori o istruttori dello sport e nel servizio militare”.

Alcuni omosessuali dichiarati pubblicamente ritengono che dovrebbero avere un’approvazione pubblica. Costoro usano normalmente lo slogan della discriminazione sociale come arma politica per manipolare la società e la stessa Chiesa. L’ultimo obiettivo di costoro non è quello di trovare una sistemazione nella società dove poter vivere castamente, ma vorrebbero l’approvazione dei loro comportamenti omosessuali nell'ambito giuridico-sociale e l’equiparazione della coabitazione omosessuale con il matrimonio eterosessuale, incluso il “diritto” a sposarsi con persone dello stesso sesso. Giovanni Paolo II dice rispetto a questo: “Ciò che non deve essere ammissibile è l’approvazione della pratica giuridica della pratica omosessuale. Bisogna essere comprensibili nei confronti di chi pecca, ma a chi non è capace di liberarsi da questa tendenza  non vanno  sminuite le esigenze della norma morale. Cristo ha perdonato la donna adultera, salvandola dalla lapidazione (Jn 8,1-11), però, allo stesso tempo le disse: Va e da questo momento non peccare più”. Riferendosi alla risoluzione del Parlamento Europeo su questo tema, aggiunse: “Il Parlamento ha conferito indebitamente un valore istituzionale ai comportamenti devianti, ovvero non conformi al piano di Dio; esistono le debolezze ma il Parlamento facendo questo ha assecondato le debolezze dell’ uomo” (Giovanni Paolo II, Angelus del 20 Febbraio 1994)


Fonte: Teologo responde, P. Miguel Angel Fuentes, IVE
Traduzione: Tullia Trevisan

martedì 15 gennaio 2013


L’eroicità di una bambina cinese martire dell’Eucaristia

Nel XX secolo ci sono stati 45 milioni di martiri cristiani, più della metà di tutti i martiri della storia del cristianesimo. Anche oggi in diversi paesi si ripetono le scene di martirio dei secoli scorsi, con tanti eroici testimoni della fede. Francesco D’Amato ci invia questa testimonianza di una bambina che diede la sua vita per l’Eucaristia. Questo fatto si conosce grazie a P. Luca Fransen, sacerdote espulso dalla Cina nel 1952, che raccontò questa storia al suo arrivo ad Hong Kong.

Un giorno, un ispettore dell'insegnamento comunista entrò nella scuola parrocchiale in cui insegnava il Padre Fransen, accompagnato da quattro soldati armati fino ai denti. Avanzò fino alla pedana e scagliò a terra il Crocifisso che stava sul muro. Si mise poi a parlare ai bambini, dicendo loro che tutte le immagini religiose erano antipatriottiche; comandò loro di alzarsi uno per uno e di gettar via tutte le immagini sacre che avevano. La maggior parte dei bambini obbedì. Soltanto una bambina di tredici anni si rifiutò di obbedire. Le sue mani stringevano un’immagine di Gesù che non avrebbe lasciato per niente al mondo.

L’ispettore impallidì per la rabbia nel vedere che la bambina non gli obbediva: cercò allora di far sì che gli lasciasse vedere l’immagine. Non vi riuscì. La schiaffeggiò, ma la bambina continuava a stringere nel pugno il suo tesoro. Alla fine l’ispettore ordinò ad uno dei soldati: «Va’ in cerca del padre di questa bambina e portamelo qui».

Gli altri soldati ebbero ordine di radunare in chiesa tutti gli uomini del paese. La bambina e suo padre stavano in piedi vicino alla balaustra con le mani legate dietro la schiena. L’ispettore salì sul presbiterio, si mise vicino al tabernacolo e pronunciò un diabolico discorso contro la presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento. Quando il suo discorso arrivò al punto culminante, disse ai soldati che rompessero il tabernacolo. Prese il Ciborio, tolse il coperchio e sparse tutte le Sacre Particole per terra in atto di sfida. Il Padre Fransen, da una camera attigua dove si trovava prigioniero, fu testimone impotente di tanta dissacrazione. Poco dopo gli uomini uscirono dalla chiesa e il padre della bambina fu portato in carcere. La bimba, esausta per la dura prova subita, cadde svenuta contro una colonna finché una brava donna la portò a casa sua.
Il giorno seguente, la mattina molto presto, il Sacerdote, dalla stanza nella quale si trovava prigioniero, vide la bambina che entrava nella chiesa deserta; la vide inginocchiarsi e pregare per alcuni momenti; poi con la lingua, raccogliere una delle Particole che erano sparse per terra. Fatto quindi un breve ringraziamento, se ne andò.

Questo si ripeté per vari giorni di seguito. Finché una mattina, mentre la bambina, inginocchiata, faceva la sua preparazione alla Santa Comunione, il Padre Fransen vide un soldato comunista che entrava in punta dei piedi nella chiesa; aveva in mano un revolver; prese la mira, e il proiettile fece bersaglio nel corpicino della bimba. Ma questa si rianimò e trascinandosi, poté arrivare fino all’Ostia più vicina; si comunicò e poi cadde, morta. I soldati diedero il permesso al Padre Fransen di uscire dalla sua prigione per celebrare il funerale.


Fonte: http://siatelemiemanitese.blogspot.it/2010/05/la-piccola-cinese-martire.html

venerdì 4 gennaio 2013


Al giudizio sarò solo con Dio
(Parte III)


Il giorno seguente, 21 gennaio 1859, doveva essere l'ultimo della vita di Michele Magone. Le sue condizioni sono talmente peggiorate che non può nemmeno alzarsi per fare la Comunione.
La mamma comincia a preoccuparsi.
-Ti senti molto male, Michele?
-Non riesco più a respirare. Ho tossito tutta la notte. Sono così stanco!
Verso le due pomeridiane, la malattia si aggrava ancor di più. Don Bosco viene a trovare il piccolo malato e vede che ha il fazzoletto macchiato di sangue.
-È grave, - dice all'infermiere. - Sputa sangue. Bisogna chiamare subito il medico.
- Mamma, - domanda Michele, - cos'ha detto don Bosco? Perché mi ha preso il fazzoletto?
- Abbiamo paura che la malattia sia piuttosto seria.

E dopo un istante, quella madre veramente cristiana aggiunge:
-Mentre aspettiamo il dottore, non vorresti confessarti?
-Sì, mamma. Mi sono appena confessato e comunicato ieri, ma mi confesserò di nuovo volentieri. Lasciami un momento con don Bosco.
Dopo la confessione si sente così sollevato che quasi gli vien voglia di scherzare.
-Che cosa preferisci, - gli domanda don Bosco: - guarire o andare in paradiso?
-Il Signore sa ciò che è meglio per me. Sia fatta la sua volontà.
-Ma se il Signore ti lasciasse libero di scegliere la guarigione o il paradiso, che cosa sceglieresti?
-Chi sarebbe così sciocco da non scegliere il paradiso?
-Andresti dunque volentieri in paradiso?
-Con tutto il cuore è la grazia che domando continuamente al Signore.
-E quando vorresti andarci?
-Anche subito, se tale è la volontà di Dio.
-Bravo, Michele. Ripeti dunque con me: Sia fatta la volontà di Dio in ogni cosa.

Poco dopo arriva il dottore. Uno sguardo basta a convincerlo della gravità estrema della malattia.
-Tenteremo di fargli un salasso, - dice. - C'è una pericolosa emorragia che minaccia di soffocarlo.
 Ma Michele non ne trae alcun sollievo e continua anzi a peggiorare. Il dottore fa ricorso a tutti i rimedi in uso a quel tempo: salassi, impiastri, cataplasmi e pozioni, ma invano. Alla fine deve darsi per vinto. Non c'è più nulla da fare: ci vorrebbe un miracolo.
Michele è il primo ad accorgersene. Alle nove di sera bisbiglia all'orecchio di don Bosco:
-Sono alla fine. Vorrei comunicarmi un'ultima volta prima di morire.
Viene subito accontentato e, dopo un fervoroso ringraziamento, dice:
-Nella massima di domenica scorsa c'era uno sbaglio. Al giudizio non sarò solo con Dio: ci sarà anche la Madonna, e mi proteggerà. Non ho più paura. Sono pronto a partire ad ogni istante. La Madonna è con me.
Michele sembra adesso più sollevato, tanto che don Bosco persuade la mamma a riposare un poco nella stanza vicina.
-Vorresti ricevere l'Estrema Unzione? -manda don Bosco.
-Sì, volentieri.

Michele conserva una perfetta lucidità di mente e risponde a tutte le preghiere. All'unzione della bocca dice:
-Mio Dio, perché non mi hai fatto inaridire la lingua la prima volta che l'ho usata per offenderti? Come sarei più contento adesso! Quanti peccati in meno avrei sulla coscienza!
E all'unzione delle mani:
-Quanti pugni ho dato con queste mani! Mio Dio, perdonami ed aiuta i miei compagni ad essere migliori di me.
-Devo chiamare tua mamma? - gli domanda don Bosco.
-No. Soffrirebbe troppo a vedermi morire. In cielo pregherò per lei. Quanto le voglio bene!
-Ora ti darò la benedizione papale con l'indulgenza plenaria, e poi cercherai di riposare.

Michele risponde alle preghiere e riceve questa ultima benedizione con la più viva fede. Nella sua biografia, don Bosco descrive così gli ultimi momenti di Michele:
“Le sue sofferenze gli procuravano gioia e piacere. Aveva spesso pregato il Signore di lasciargli fare il purgatorio in questa vita, in modo da volare in paradiso subito dopo morte. Questo pensiero gli faceva sopportare tutto con gioia.
Non so come definire la morte di Michele: la chiamerei un sonno lieto che porta un'anima dai dolori di questa vita alla beata eternità ”.

In cielo egli prega certamente per noi e per tutti i monelli che forse gareggiano in prodezze con la Mano Nera di Carmagnola.
Ti aiuti il suo esempio a fare dell'avventura meravigliosa della tua vita qualcosa di buono e di grande. E perché non potresti farti santo anche tu?
Come lui.