sabato 16 novembre 2013

"Meditazione sulla morte"


Daniela Fierro ha partecipato alle Ii Giornate di Formazione e ci invia un commento ad alcune poesie che Giovanni Paolo II scrisse nel 1975 sul tema della morte. 


Nel 1975, su un mensile cattolico di Cracovia, veniva pubblicato un lungo componimento in versi dal titolo "Meditazione sulla morte". L'autore si firmava Stanislaw Andrzej Gruda.
Pochi anni dopo, nell'autunno del 1978, fu svelato il segreto di quel nome: esso nascondeva (come già altri pseudonimi, alternatisi per quasi trent'anni, a partire dal dopoguerra) un sacerdote, divenuto vescovo, poi cardinale, e infine eletto, in quell'autunno, Papa: Karol Wojtyla.
Giovanni Paolo II, ora beato e presto santo, cominciò come poeta il suo cammino di vita e il suo itinerario verso Dio.
Già a 18 anni, nell'ottobre del '38, studente di filologia polacca all'università di Cracovia, partecipò, insieme ad altri giovanissimi autori, ad una manifestazione poetica (cui altre ne seguirono) recitando proprie poesie. Continuò a comporre negli anni della guerra, continuò dopo essere divenuto sacerdote, e ancora da pontefice, fino a pochi anni prima della morte.
La vocazione religiosa, l'impegno pastorale, l'approfondirsi del pensiero filosofico e teologico, non cancellarono la poesia, ma ad essa si unirono armoniosamente, le ridiedero forza, e infine le diedero luce. Il Papa non solo non rinnegò di essere un poeta, ma al contrario lo manifestò al mondo, solo allora: come se, nella luce di quell'ultima e compiuta vocazione, e solo in essa, la poesia avesse trovato finalmente, chiaro e sicuro, il suo valore.

Cominciai a leggere le sue poesie nell'estate del 2005, poco dopo la sua morte. Era per me un modo per ritrovarlo vicino.
Torno spesso a quelle pagine. E spesso torno proprio a quella lunga poesia del '75: ogni volta che il tempo della natura e il tempo della Chiesa - o anche qualche evento doloroso - riportano il corso dei pensieri di fronte alla morte, e non voglio essere sola, e chiedo compagnia a quelle parole, per non perdere la strada della vita, la strada di Gesù...

"Quando saremo sulla riva d'autunno..."

L'autunno è la metafora - facile, trasparente - del culmine di un'esistenza (un frutto ormai maturo, un albero autunnale...). che giunge in prossimità dell' incontro col suo Signore.
Allora, dice il poeta, due desideri opposti esploderanno in noi: paura e amore.
Ricordandosi del salmo che ci insegna "Inizio della sapienza è il timore del Signore", Wojtyla dice: maturità è sapienza e dunque, certamente, è timore. Timore di Dio, timore di trovarsi faccia a faccia con Lui, timore della morte.
Questo timore, da solo, ci spingerebbe indietro, ci porterebbe a fuggire, a ritornare "a ciò che una volta fu vita / e lo è ancora"...
Ma l'apostolo Giovanni scrive che l'amore vince la paura. E Wojtyla scopre che "maturità è soprattutto l'amore/ da cui il timore viene trasfigurato". L'amore si slancia ancora avanti, desidera audacemente quell'incontro che pur teme: brama di " inoltrarsi verso Colui in cui la vita trova tutto il suo domani".

Dio: "Colui in cui la vita trova tutto il suo domani".

Non si torna indietro, dunque: si va oltre. La vita che è già stata non si ripete, ma si rinnova, in un domani che noi non conosciamo, e che ci chiede un amore più grande della paura.

Segue, nei versi, un'altra metafora, frequente nella poesia di Wojtyla (sarà ancora nel "Trittico romano") : quella della corrente.
L'acqua che scorre, travolge, sommerge. La nostra vita come un'isola di terra in un fiume rapido, o una piccola barca in un gran mare, dalle onde crescenti...

"Non fermerai le correnti che passano...
Non reggerai fino alla fine alla forza di queste correnti,
ti supereranno - tu stesso calerai a fondo, questo lo sai
con certezza,
e tornerai alla polvere, questo lo sai
con certezza -
tu vivi rivolto alla morte..."

Ma alla certezza della morte qualcosa si oppone, incisa nell'intimo di noi, con forza, anche se misteriosa: come un'iscrizione in una lingua che noi non comprendiamo, ma che Uno di noi, uno solo, ha decifrato... E' Cristo, che ne ha carpito il segreto e l'ha realizzata, l'ha inverata in Sé. E così ha invertito la rotta del nostro cammino...

"Dalla vita passare nella morte -
è questa l'esperienza, l'evidenza.
attraverso la morte passare nella vita -
questo il mistero.
Mistero - un'iscrizione profonda
ancora non del tutto decifrata
che è in noi presagio e non contraddice la vita...
 UNO della nostra schiera
è passato oltre tutte le correnti...
Lui, gloria solitaria nella trama di tutto il creato...
Questo passaggio ha nome Pasqua...
...corsero alla tomba che apparve loro deserta
e piena solo di luce...
non solo la pietra tombale ma tutta la terra
Egli ha capovolto...
anche se la corrente del Cedron continua a discendere
e nel corpo umano la corrente del sangue traccia ancora
una rotta di morte.
Egli ha aperto negli uomini uno spazio alla nascita,
ha rivelato in loro uno spazio di vita
che sovrasta alle correnti che passano, che sovrasta alla morte..."

La morte non è cancellata, non smette ancora di accadere ( "quando il battito del cuore si perde nelle correnti del creato...") : l'uomo continua a morire, questo vedono i nostri occhi, e sembra l'unica realtà...

"...inchiodo la bara del corpo, consegno alla terra
la certezza del suo disfacimento..."

Ma gli occhi del poeta guardano fissi altrove, di là dall'immediata evidenza dei sensi: a Cristo, alla Sua Resurrezione.

"Parola ultima di fede, che va incontro
al nostro ineluttabile passare...
parola...ripetuta malgrado le morti quotidiane
e gli eventi del pianeta che è luogo del nostro passare,
luogo di morte per ogni nostra generazione."

Così, di fronte alla morte, nasce la speranza. Capovolgendo il detto antichissimo secondo cui "finché c'è vita c'è speranza", Wojtyla afferma che la speranza nasce proprio quando la vita finisce. La vera speranza è ciò che si contrappone alla morte, bilanciandola (quella della bilancia è un'altra immagine significativa nei suoi scritti). Infatti, come spiegava San Paolo ai Romani (8, 24-25), uno spera in quello che non vede.

"...la speranza si innalza da tutti i luoghi
soggetti alla morte -
la speranza ne è il contrappeso,
in essa il mondo, che muore, di nuovo rivela la vita."

E qui la meditazione prende forma di preghiera: Dio non è più "Lui", ma "Tu".

"...TU SEI
e dunque ho un senso, e scivolare nella tomba,
passare nella morte,
disfarmi nella polvere di irripetibili atomi,
è per me parte della Tua Pasqua."

"...TU SEI
e dunque ho un senso..."

Questo è ciò che Martin Buber (il filosofo ebreo, ben noto a Giovanni Paolo II) chiamerebbe: una relazione essenziale.Dio è il "Tu" che mi dà vita, senza il quale io non sarei.
Il mondo continua a correre, a fuggire dal suo centro. E l'uomo, "sola scheggia di mondo che abbia un moto diverso" , deve lottare, resistere alla corrente, per non distogliere il pensiero da quel Volto che il mondo non gli rivela.

"...corrono macchine, partono razzi interplanetari...
dappertutto un moto centrifugo...
questo moto non giunge al nucleo immortale,
non libera dalla morte..."

Bisogna combattere per la speranza.
Ci diranno (come il governatore Festo disse all'Apostolo delle genti: Atti 26, 24) che siamo pazzi. E noi a sperare  tuttavia, senz'altro sostegno che la Pasqua di Cristo.

"...la morte è un'esperienza finale,
ed ha sapore di annientamento -
con la speranza le strappo il mio io, glielo devo strappare,
superare così l'annientamento...
allora, d'intorno, si levano grida, si leveranno di nuovo:
<<Sei pazzo, Paolo, sei pazzo!>>
- ed ecco, contro me stesso
e contro molti, combatto per la mia speranza...
nello specchio in cui tutto passa non trova un riflesso
ma solo nel Tuo Passaggio...

...così mi iscrive in Te la mia speranza,
fuori di Te non posso esistere -
quando innalzo il mio io sopra la morte
strappandolo da un suolo di sterminio,
questo avviene
perché esso sta in Te
come in un Corpo...
che rinnova il mio io...
dove il corpo della mia anima e l'anima del mio corpo si ricongiungono
fondando sulla Parola, per sempre, la vita fondata prima sulla terra,
dimenticando ogni affanno, come al levarsi, nel cuore, di un Vento improvviso..."

Immagine-chiave in questo poeta: il Vento. Lo Spirito vivificante, Spirito creatore, che irrompe e sorprende, dischiude i tristi confini della nostra mente e la guida oltre la realtà della morte - così certa, così evidente, eppure non ultima: poiché in essa Cristo è passato, ha aperto un varco, ha trovato un approdo più lontano e veramente ultimo, di vita, per sempre. L'eternità, prima di Lui segreta, indecifrata, irraggiungibile per noi.
E l'uomo in Cristo non è più un  "essere-per-la-morte". La mèta del viaggio è vita: la vita nuova della resurrezione.

Così, tre anni prima che cominciasse il suo ministero di successore di Pietro, Wojtyla poeta, con la forza soave della poesia, seguendo Cristo, cominciava già, silenziosamente, a restituire all'uomo il suo destino di eternità, che il materialismo con la sua disperazione aveva tentato - e tenta ancora - di rubargli.



NOTA
La traduzione italiana  è quella pubblicata in:
Karol Wojtyla "Tutte le opere letterarie", ediz. Bompiani 2005 (Collana "Il pensiero occidentale"), con testo polacco a fronte.
E' una traduzione poetica (affidata, fra gli altri, a Margherita Guidacci, traduttrice e poeta); ma è pur sempre una traduzione, qualcosa va perduto dell'originale, specialmente trattandosi di versi, con un ritmo, una "musica" di parole, che difficilmente da una lingua all'altra si può rendere...


Daniela Fierro

lunedì 11 novembre 2013

Consacrazione alla Vergine 


Aleppo è in questo momento uno dei luoghi più pericolosi del nostro pianeta. Ma nonostante la terribile situazione, i cristiani di questa città vivono   e testimoniano la propria fede con ammirevole costanza. Un gruppo di 17 persone ha voluto in questi giorni consacrarsi in materna schiavitù d'amore a Maria Santissima. Nello stesso giorno della consacrazione hanno visto già i frutti del loro atto di affidamento alla Regina della pace. 



Nella terribile esplosione di 3 missili avvenuta a Gennaio a pochi metri da dove viviamo, la nostra Cattedrale ha sofferto seri danni, perché trascorse quattro mesi chiusa. A Maggio abbiamo potuto “riaprirla”  giustamente per il mese di Maria. Fu un fatto che rinnovò la speranza di tutti. 

Nelle prediche delle messe giornaliere durante questo mese tanto amato dai cristiani orientali, il Padre Rodrigo analizzò il libro di San Luigi Maria Grignon de Montfort “Trattato della Vera Devozione a Maria Santissima”, che non è ancora tradotto in arabo. Fu accolto con tanto vivo fervore dai nostri fedeli parrocchiani, che spontaneamente chiesero di potersi consacrare alla Vergine secondo il modo esposto dal Santo di Montfort. Fu così che si prepararono durante varie settimane, e il 16 Luglio, giorno di Nostra Signora del Carmine, 17 persone si consacrarono alla Vergine, e fu loro imposto lo scapolare del Carmine.




Aleppo era da due settimane assediata. Scarseggiavano gli alimenti base e la gente già cedeva alla disperazione. Esattamente quel giorno, il giorno della consacrazione, si liberò una delle vie e potette arrivare qualche alimento. La soluzione non fu definitiva, perché l’assedio continuò, e durò 3 lunghi mesi… Ma fu un segno di Nostra Signora, per mostrare ai suoi figli che non sono soli, che Lei non li abbandona, e che con speciale preferenza benedice quelli che stanno soffrendo. Perché assomigliano di più a suo Figlio!

Totus Tuus Maria!!

Missionari dell'IVE ad Aleppo , Siria


sabato 9 novembre 2013

Primo Storico Incontro 
delle Voci del Verbo

31Ottobre -3 Novembre 2013.



Gli immensi ritardi dei treni, i professori, gli esami universitari e altri milioni di problemi non hanno scoraggiato le eroiche Voci del Verbo che si sono incontrate per la prima volta, in questi giorni, a Rignano sull’Arno un fantastico paesino sui colli fiorentini! Questi giorni sono stati bellissimi, ci siamo divertiti tantissimo. Siamo arrivati in più ondate da tutta Italia, ma al pranzo del sabato eravamo in 25 tra ragazzi, seminaristi, suore e i 2 parroci del paesino! I primi arrivi ci sono stati nel pomeriggio di giovedì 31. Si è iniziato mettendo un po’ in ordine il fantastico “albergo” messo a disposizione dal parroco e poi con l’arrivo di un'altra ondata di Voci c’è stata una bella cena!


Il secondo giorno non è stato da meno, anzi in crescendo ogni giorno è stato migliore di quello prima! Dopo la S. Messa  siamo partiti (anche qui in più scaglioni) per andare a visitare Firenze. Abbiamo fatto un bellissimo giro in città e alcuni sono anche riusciti a vedere il museo di Palazzo Pitti e la Basilica di S. Croce!  Tornati a Rignano abbiamo recitato il rosario davanti al tabernacolo nella bellissima Chiesetta che comunicava con la casa. Infine, con l’arrivo di un’altra ondata di ragazzi e una cena divertentissima piena di giochi e scherzi abbiamo chiuso la giornata.


Il cuore di queste giornate però è stato Sabato 2. Ci sono stati ancora nuovi arrivi tra cui i seminaristi e le suore! La mattina dapprima siamo andati al cimitero per dire un Rosario in onore dei defunti di cui si celebrava la memoria in quel giorno e poi abbiamo pregato per ottenere l’indulgenza! A metà mattina poi, siamo tornati in casa per ascoltare la conferenza di Tullia Trevisan e Chiara Adami. Queste due ragazze, nei due mesi successivi alle ultime Giornate di Formazione, hanno preparato ed esposto un approfondimento sul tema dell’omosessualità. La conferenza è stata interessantissima e infatti le nostre due povere relatrici, alla fine, sono state sommerse di domande! Ma bisogna dirlo… sono state bravissime! Non solo nella loro esposizione ma anche a rispondere ad ogni dubbio!


Finita la discussione era arrivata l’ora del pranzo… purtroppo però… l’acqua della pasta… non la pensava così e non voleva proprio bollire… Niente paura! Per l’Istituto del Verbo Incarnato e per le Voci del Verbo questi non sono problemi ! Quel tempo si è riempito di un’atmosfera di gioia  e festa incredibili tanto che la fame quasi non si sentiva più! Nel frattempo poi, (ma anche dopo il pranzo) si sono anche scoperte alcune  doti nascoste delle Voci del Verbo! Due ragazzi hanno suonato benissimo la chitarra e un altro ragazzo ci ha divertiti tutti con i suoi fenomenali trucchi da prestigiatore!


Che dire poi del pranzo?! Fantastico! Era tutto buonissimo e questo grazie per l’organizzazione, il grande impegno e aiuto che ci hanno dato Viola, i suoi genitori e i suoi parenti che hanno cucinato tantissimo per noi in questi giorni!
Dopo il pranzo c’è stata una bella riflessione sui prossimi impegni delle Voci del Verbo, sull’indirizzo da dare al gruppo e sullo stemma da dare al gruppo! La serata poi si è chiusa con la S. Messa e una cena festosa! Tutto l’incontro si è concluso la Domenica 3 dopo la S. Messa. Questo incontro ci ha uniti ancora di più e già gustiamo i tanti frutti di questi pochi giorni!



Un grazie immenso al Signore che ha permesso tutto questo. A tutta la Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato che ci  sta curando e formando con l’amore di una mamma e senza la quale il nostro gruppo non esisterebbe. Grazie a tutti. Ai parroci di Rignano. A Viola e alla sua famiglia per l’impeccabile organizzazione e per tutto quanto hanno fatto per noi. Ai giovani che hanno partecipato, che pur in mezzo a molti sacrifici, hanno lasciato le loro cose per stare insieme in questi giorni. Grazie a tutti voi ragazzi che non avendo potuto partecipare, avete comunque pregato per noi. Ci rivediamo tutti al prossimo incontro!

Elena






Dio esiste?


Un professore ateo dell’Università di Berlino, durante una lezione lanciò una sfida ai suoi studenti con la seguente domanda: “Dio ha creato tutto quello che esiste?”
Uno studente credente rispose: “Sì, certo!”.
“Allora Dio ha creato proprio tutto?”,  replicò il professore.
“Certo!”, affermò lo studente.
Il docente concluse: “Se Dio ha creato tutto allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste e, secondo il principio che afferma che  noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è malvagio!”
Gli studenti ammutolirono a questa asserzione.
Il professore piuttosto compiaciuto con se stesso, si vantò con gli studenti di aver provato per l’ennesima volta che la fede religiosa era un mito.
Ma un altro studente alzò la mano e riattaccò: “Professore, il freddo esiste?”.
“Che razza di domanda è questa? Naturalmente,  esiste! Hai mai avuto freddo?”.
Gli altri universitari esplosero in una risata.
Il giovane riprese: “Infatti, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica ciò che noi consideriamo freddo è in realtà assenza di calore. Lo zero assoluto (-273°C) è la totale assenza di calore. Il freddo, quindi, non esiste. Noi abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo … se non abbiamo calore”.
Lo studente continuò imperterrito: “Professore, l’oscurità essite?”.
Il docente rispose: “Naturalmente!”.
Lo studente non mollò e disse. “Ancora una volta signore, lei è in errore: anche l’oscurità non esiste. L’oscurità è in realtà assenza di luce. Noi possiamo studiare la luce, ma non l’oscurità. Come possiamo sapere quanto buia è questa stanza? L’oscurità è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò che accade quando la luce è assente”.
A questo punto il professore ammutolì.
E lo studente con fermezza concluse: “Il male non esiste, o almeno non esiste in quanto tale. Il male è semplicemente l’assenza di Dio! È proprio come l’oscurità o il freddo; è una parola che l’uomo ha creato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non ha creato il male! Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore di Dio presente nel proprio cuore”.
Il rettore dell’Università, fortemente stupito, domandò a quel giovane: “Qual è il tuo nome?”.
“Mi chiamo Albert Einstein”.

Non basta convincersi se Dio esiste o no ma credere con grande commozione che Dio è “amore”, che ci ama nella nostra storia personale.

Inviato da Elena