giovedì 24 settembre 2015

L’educazione: ottimo veicolo di indottrinamento sociale


di Elena Marchese

 

La realtà giuridica del nostro paese è sempre più frammentata, parcellizzata. Proprio a causa di questo problema non è sempre facile capire la portata sostanziale di un dettato normativo, cioè i suoi effetti nella nostra vita.

Prendiamo in esame l’art. 1 comma 16  della L. 13.07.2015 n°107 c.d. Legge della “Buona Scuola”. Il presente articolo recita: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decretolegge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5bis, comma 1, primo periodo, del predetto decretolegge n. 93 del 2013”.

Ci sono vari livelli di interpretazione di un testo normativo, sarebbe utile cercare di utilizzarne sempre almeno tre nel momento in cui ci poniamo di fronte ad uno di essi: il primo livello di analisi dovrebbe essere quello letterale (con cui si cerca di capire il testo normativo basandosi sulle parole usate nel testo), uno sistematico (con cui si interpreta il testo ponendolo in relazione con altri testi normativi) ed uno teleologico (che cioè si interroga sul fine che il legislatore vuole raggiungere con un certo dettato normativo).

Cominciando dal primo piano di analisi ci  accorgiamo che questo testo, utilizzando parole molto generiche, afferma che lo Stato nei piani scolastici assicura: “l’attuazione dei principi di pari opportunità” tramite “l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”.

Ci sono due considerazioni da fare: 1) la vaghezza delle parole utilizzate non ci rendono capaci di capire in che modo pratico “i principi, l’educazione e la prevenzione in cosa consistono e 2) in che modo verranno concretamente attuati nel nostro sistema educativo.  Proseguendo nella lettura ci accorgiamo che il testo dichiara apertamente che i principi, l’educazione e la prevenzioneche verranno attuati nelle classi non sono il fine ultimo della norma ma bensì che essi sono semplicemente un mezzo per realizzare fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decretolegge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119”.

E qui qualche considerazione spontanea:

  • Perché un tenore letterario così vago? Non si capisce infatti in che modo si realizzerebbe l’attuazione di questi “principi”.
  • Perché l’attuazione dei principi di pari opportunità o di non discriminazione non è il fine ma semplicemente il mezzo per l’informazione e la sensibilizzazione delle persone su qualcos’altro di misterioso a cui si rinvia solamente per relationem?

Per fare chiarezza vogliamo utilizzare allora l’altro piano interpretativo, quello sistematico. Daremo nelle conclusioni l’interpretazione teleologica. Passiamo ora a vedere i testi che il comma 16 cita e generalmente, come il legislatore parla di mezzi contro la discriminazione.
Come abbiamo visto il comma 16 rinvia per la definizione delle tematiche e delle modalità di attuazione dei “principi” che nomina, l’art. 5 comma 2 del Decreto Legge 14.08.2013 n°93 convertito con L. n°119 del 15.10.2013. Tolte le parti che non riguardano la scuola, si legge:
Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere: 1. Il Ministro delegato per le pari opportunità, (…), elabora (…) un “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”, di seguito denominato “Piano”, che deve essere predisposto in sinergia con la nuova programmazione dell’Unione europea per il periodo 2014-2020.
2. Il Piano, con l’obiettivo di garantire azioni omogenee nel territorio nazionale, persegue le seguenti finalità: (…) c) promuovere un’adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, nell’ambito delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle indicazioni nazionali per i licei e delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali, nella programmazione didattica curricolare ed extracurricolare delle scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo (…)».

Ci accorgiamo che questo testo comincia ad essere meno generico e che anch’esso rimanda ad altri due documenti: il Piano d’azione straordinario[1] che viene emanato dal Ministero (e quindi è un documento nazionale) e la Nuova Programmazione che è un atto dell’Unione Europea.
Prendiamo in considerazione il Piano d’azione. Il punto 5.2 recita: “ Educazione - Obiettivo prioritario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini nel rispetto dell’identità di genere, culturale, religiosa, dell’orientamento sessuale, delle opinioni e dello status economico e sociale, sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica. Nell’ambito delle “Indicazioni nazionali” per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, per i licei, per gli istituti tecnici e professionali, il Governo provvederà dunque ad elaborare un documento di indirizzo che solleciti tutte le istituzioni scolastiche autonome ad una riflessione e ad un approfondimento dei temi legati all’identità di genere e alla prevenzione della discriminazione di genere, fornendo, al contempo, un quadro di riferimento nell’elaborazione del proprio curricolo all’interno del Piano dell’Offerta Formativa. Si riportano nel dettaglio le linee di indirizzo riguardanti l’Asse di intervento “Educazione” (Vd. Allegato B)”.
Il citato Allegato B continua rimandano spesso alla Convenzione di Istanbul[2] (che è un documento del Consiglio d’Europa sulla prevenzione della violenza sulle donne e della violenza domestica) ed all’articolo 5 comma 2, Decreto Legge 14.08.2013 n°93 di cui abbiamo accennato prima. Per poi passare ad  enunciare gli: “obiettivi da perseguire” che “dovranno prevedere la rivalutazione dei saperi di genere per combattere stereotipi e pregiudizi; la valorizzazione delle differenze per prevenire fenomeni di violenza sessuale, aggressività e bullismo; il riconoscimento del valore dell’identità di genere per rafforzare l’autostima (…).  Nel contesto delle azioni riferite al sistema educativo e scolastico, sarà avviata una apposita riflessione sull’uso del linguaggio nei libri di testo e sui possibili stereotipi discriminatori che ne possono derivare”.
Riguardo a questo brano è interessante sottolineare come venga nominata la necessità di combattere gli stereotipi, di valorizzare le differenze e di riconoscere il valore dell’identità di genere ed il tutto al fine di rafforzare l’autostima…
A noi sembra che il compito di rafforzare “l’autostima personale” non sia un impegno sostenibile dallo Stato e né un onere che lo Stato dovrebbe assumersi quasi in veste paternalistica. Allo stesso tempo, riteniamo che il metodo imposto da questa norma sia al contrario il modo più semplice di travolgere e rifiutare le differenze che naturalmente sussistono tra uomo e donna, appianandoli sotto la maschera informe della consapevolezza di genere.
Infine l’ultimo e rilevante documento è la programmazione UE in vigore (Regolamento UE N. 1381/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 che istituisce un programma di Diritti, uguaglianza e cittadinanza per il periodo 2014-2020)[3]. Inoltre, l’attività di “spinta” della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere presso il Parlamento europeo si è sostanziata anche in una proposta di relazione, che è stata da poco approvata e nella quale si legge:
Sapere, istruzione e media – 61. Invita la Commissione a creare incentivi per una formazione competente all’utilizzo critico dei media negli Stati membri, che metta in discussione gli stereotipi e le strutture tradizionali, nonché a condividere esempi di prassi eccellenti per verificare la presenza di rappresentazioni stereotipate nei materiali didattici sinora utilizzati; invita la Commissione, a tale proposito, a sostenere programmi di sensibilizzazione in merito agli stereotipi, al sessismo e ai ruoli di genere tradizionali nell’istruzione e sui media, nonché a condurre campagne per la promozione di modelli di ruolo femminili e maschili positivi; sottolinea in questo contesto che la lotta al bullismo e ai pregiudizi nei confronti delle persone LGBTI nelle scuole, sia degli studenti, sia dei genitori o degli insegnanti, deve figurare tra gli sforzi dell’UE per combattere gli stereotipi di genere; sottolinea a tale riguardo l’importanza di una formazione pedagogica attenta alle questioni di genere per gli insegnanti, affinché questi ultimi possano trasmettere chiaramente quali sono i benefici derivanti dalla parità e da una società variegata (….).
63. Sottolinea il ruolo determinante svolto dall’istruzione e dall’emancipazione nel combattere gli stereotipi di genere e nel porre fine alle discriminazioni basate sul genere, nonché l’impatto positivo sia per le donne sia per la società e l’economia in generale; sottolinea l’estrema importanza di inculcare tali valori fin dalla tenera età e di condurre campagne di sensibilizzazione nei luoghi di lavoro e a livello dei media, sottolineando il ruolo degli uomini nella promozione della parità, nell’equa suddivisione delle responsabilità familiari e nel conseguimento di un giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (…). 64. Sottolinea che la parità di genere dovrebbe essere un criterio da rispettare in tutti i programmi culturali, di istruzione e di ricerca, finanziati dall’UE e chiede alla Commissione di inserire un settore specifico della ricerca di genere nell’ambito del programma Orizzonte 2020 (….). 67. Chiede alla Commissione di coadiuvare gli Stati membri nella creazione di cattedre per gli studi di genere e la ricerca femminista”.
Punti da rilevare:

  • Anche queste formulazioni normative sono oltremodo generiche e permettono di includere qualunque tipo di azione per il perseguimento dei fini che si pone, qualsiasi mezzo quindi purché sia coperto dall’etichetta “antidiscriminazione[4]
  • Le parole che ricorrono più di frequente sono combattere: mettere in discussione tramite il ruolo che l’istruzione ed i media hanno nella nostra società. La cosa più impressionante è che il testo arriva addirittura a sottolineare: “l’estrema importanza di inculcare tali valori fin dalla tenera età”. Questo fa paura, è esattamente la vera natura del metodo usato per decostruire, smantellare, distruggere le fondamenta più profonde della nostra società.

Infine siccome avevamo detto di fare un controllo sistematico, controlliamo anche cosa succede da qualche altra parte nel nostro paese per capire il fine reale ed il senso del comma 16 della legge sulla “Buona Scuola”.
Ora l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) è stato creato, con l’art. 7 del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215 per “la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica, con funzioni di controllo e garanzia delle parità di trattamento e dell’operatività degli strumenti di tutela, avente il compito di svolgere, in modo autonomo e imparziale, attività di promozione della parità e di rimozione di qualsiasi forma di discriminazione fondata sulla razza o sull’origine etnica, anche in un’ottica che tenga conto del diverso impatto che le stesse discriminazioni possono avere su donne e uomini, nonché dell’esistenza di forme di razzismo a carattere culturale e religioso
Tuttavia ora le sue competenze si sono ampliate e di fatto esso utilizza i fondi nazionali per attuare strategie riguardanti l’omofobia e la transfobia, che nulla hanno a che fare con i suoi scopi istituzionali, tanto da aver messo a punto una “Strategia Nazionale LGBT italiana”, e da avere emesso “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”. Così discriminando di fatto non solo la maggioranza ma anche alcune categorie che veramente necessitano di protezione come quelle, solo per farne un esempio, dei portatori di handicap.
Come ci ricorda Monica Boccardi nel suo bell’articolo, gli esempi di queste politiche cominciano già farsi strada nella realtà e nella quotidianità delle nostre vite. Ne sono esempi chiari i fatti avvenuti “in quelle scuole […] dove programmi di lotta alle discriminazioni, al bullismo e al cyberbullismo, e così via, si sono trasformati in qualcosa di totalmente differente, incentrandosi quasi esclusivamente ora sulla “decostruzione” dell’identità di genere personale attribuita all’influenza deleteria della società e dell’educazione tradizionale (vedi il gioco del rispetto a Trieste), ora sulla demolizione del concetto di famiglia, accompagnato dalla narrazione di nascite da utero in affitto, spacciate per “atti d’amore” (vedi i libri sulle famiglie arcobaleno introdotti in molti asili), ora, infine, su informazioni di educazione sessuale che definire discutibili è dir poco, dato che non potevano definirsi tali (vedi il progetto W l’Amore in Emilia Romagna)”.
***
Riprendiamo le fila della nostra analisi:
Per far si che chiunque si sappia divincolare nell’universo poliedrico delle norme che regolano queste tematiche tutti abbiamo i tre strumenti di interpretazione che fin qui abbiamo utilizzato:

  1. interpretazione letterale (essere ben attenti alle parole delle norme di cui ci occupiamo, capire a cosa si riferiscono in particolare)
  2. interpretazione sistematica (andare a vedere i rimandi che le norme operano e vedere come certi temi vengono trattati in più disposizioni normative differenti per capire meglio il senso che il legislatore da alle parole che usa)
  3. interpretazione teleologica (capire cioè il fine che il legislatore vuole perseguire con un certo dettato normativo. Questo ultimo livello di analisi si può effettuare ottenendo un certo grado di affidabilità solamente dopo aver effettuato i due precedenti step di analisi.)

Nel nostro caso abbiamo visto che il tenore letterale della legge sulla “Buona Scuola” è essenzialmente ambiguo perché i termini sono molto generali e non viene specificato, se non per rimando ad altre norme altrettanto vaghe, come si realizzerebbero i “principi di non discriminazione” che il comma 16 enuncia. In secondo luogo si deve dire che dal testo di questo comma emerge chiaramente che lo scopo della norma non è perseguire fini di non discriminazione o di rispetto del prossimo, ma semplicemente sensibilizzare la società sul contenuto di documenti normativi nazionali (come il Piano d’azione straordinario) ed internazionali (come la Programmazione e la Convenzione di Instanbul).

Dall’interpretazione sistematica abbiamo visto che i termini che nel comma 16 diventano meno vaghi negli altri atti normativi che abbiamo esaminato e che questi fanno esplicito riferimento al rinnegamento delle categorie e delle strutture sociali tradizionali per rieducare fin dalla più tenera età i bambini alle “non categorie” LGBT. Appare chiarissimo, dall’esame congiunto di tutti i testi normativi che mezzo essenziale di questo gioco perverso sarà l’istruzione ed i social-media.

Con l’interpretazione teleologica possiamo facilmente desumere che, il comma 16 ha il solo fine di introdurre e far accettare ai consociati quanto previsto dalla normativa a cui rimanda. In sostanza l’ideologia Gender ed il rifiuto della divisione dei ruoli sessuali di appartenenza. Il fine è quindi rieducare, sotto i dettami europei, la nostra società.

Ne sono esempi chiari: la deviazione del ruolo dell’UNAR, i finanziamenti agli atenei per l’istituzione di cattedre che si occupino di Gender e quanto avviene già nelle aule delle nostre scuole.

lunedì 14 settembre 2015

lunedì 7 settembre 2015

L'informazione in Italia: quattro buoni motivi per diffidarne e maneggiarla con cura


Stefano Principe, Elena Marchese (gruppo giovanile di apologetica Voci del Verbo)

È fondamentale per un cattolico approcciarsi sempre con spirito critico a tutte le notizie che gli vengono date dai principali mezzi di comunicazione. È fondamentale specialmente se suddetto cattolico si trova in Italia. Andiamo subito al dunque: tutti i principali mezzi di informazione italiani non sono affatto interessati alla verità oggettiva dei fatti quanto piuttosto ad imporre, tralasciando o mistificando notizie, una ideologia anticristiana. C’è chi già ne è consapevole e chi invece penserà sia un’esagerazione e griderà al complottismo, ma recentemente ci sono stati alcuni avvenimenti che non possono non farci pensare che l’informazione italiana venga palesemente e costantemente manipolata.

Lezioni di mistificazione: i casi Pardi e Bergoglio

Possibile che giornali importanti, insospettabili, comprati e letti pefino da cattolici, come Repubblica e Corriere della Sera possano essere i primi a modificare a proprio piacimento tutte le notizie che potrebbero sembrare “scomode”? Possibilissimo, signori e signore, vediamo subito due (degli incredibilmente numerosi) esempi accaduti in questi ultimi giorni.

Caso Pardi. Il 28 Agosto, la redazione veneta del Corriere della Sera pubblica online la notizia secondo cui il Papa avrebbe risposto ad una lettera inviatagli da Francesca Pardi, direttrice della casa editrice Lo Stampatello. La Pardi vive con la sua compagna e i “loro” figli ed è autrice di alcuni libri per bambini (ad esempio, “Perché hai due mamme?”, “Perché hai due papà?”) tramite i quali vorrebbe insegnare già ai più piccoli che non c’è alcuna differenza tra “famiglie” omosessuali e famiglie tradizionali. Bene, il Papa avrebbe risposto alla sua lettera incoraggiandola ad «andare avanti». La notizia sembra alquanto sospetta ma per il Corriere poco importa verificarne l’autenticità: l’importante è che il Papa sembri pro-gender e pro-unioni gay. Il Fatto Quotidiano prende la palla al balzo e riporta la notizia del Corriere, lo stesso fa il Giornale[1] e chissà quanti altri. Poche ore dopo arriva la smentita ufficiale della sala stampa vaticana[2]: la lettera inviata alla Pardi non è altro che una lettera scritta a partire da un modello standard con cui solitamente si risponde alle lettere che arrivano al Santo Padre. «È del tutto fuori luogo una strumentalizzazione del contenuto della lettera» precisa padre Ciro Benedettini, vice direttore della Sala Stampa del Vaticano. Dulcis in fundo, la stessa Pardi afferma, in un’intervista, che il Papa non le ha mai detto di andare avanti[3].
Sembrerebbe dunque tutto risolto. Quella che poteva essere una notizia bomba per i media, si è rivelata essere una grandissima menzogna: il Papa non apre affatto né al gender, né alle unioni gay, in realtà non ha neanche scritto lui la lettera, probabilmente neanche saprà chi è Francesca Pardi. Ma come viene modificata la notizia riportata dai giornali? Forse qualcuno prova a raccontare la verità dei fatti, ovvero che Francesca Pardi si è totalmente inventata un’approvazione del suo lavoro da parte del Papa? Magari qualcuno potrebbe anche citare le frasi del Papa che parla in continuazione dell’ideologia gender definendolo una “colonizzazione ideologica”, “sbaglio della mente umana” e un “segno di frustrazione”? No. Si mira a creare una contrapposizione tra il Papa e il Vaticano. Il Papa approva, ma il Vaticano smentisce, questo il contenuto degli articoli de Il Fatto Quotidiano[4] e il Corriere[5] (che dopo la smentita del Vaticano fa sparire l’articolo dal sito) il quale, riferendosi al fatto che il sindaco di Venezia, Brugnaro, abbia vietato i libri della Pardi nella sua città, afferma: «La lettera del Papa non farà comunque cambiare idea al sindaco di Venezia Brugnaro». Ma come? Ma se si è appena dimostrato che il Papa non ha nulla a che vedere con quella lettera! Nonostante le smentite, continuano a dare per scontato che il Papa abbia scritto la lettera e che sia favorevole al lavoro della Pardi.

Caso Bergoglio: L’1 Settembre 2015, Papa Francesco scrive una lettera[6] nella quale parla dell’Indulgenza ottenibile in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Due gli argomenti salienti per la stampa: uno in tema di aborto, l’altro che riguarda i detenuti.

Fonte: Repubblica, twitter
Il primo punto riguarda in particolare la concessione a tutti i sacerdoti di perdonare, durante il Giubileo della Misericordia, il peccato di aborto. Normalmente questo non è possibile perché il peccato d'aborto comporta la scomunica, «la cui assoluzione non può essere accordata che dal Papa, dal Vescovo del luogo o da presbiteri da loro autorizzati» (CCC, 1463). Le parole del Papa, in pieno accordo con il Catechismo, sono molto chiare: «Una mentalità molto diffusa ha ormai fatto perdere la dovuta sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita. Il dramma dell’aborto è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta […] Ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono»[7]. Il messaggio è chiaro: l’aborto è un peccato, un dramma, un gravissimo male. A tutti i sacerdoti viene data la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono. Eppure, ciò che sembra ovvio per ogni persona ragionevole, non lo è per Repubblica che vuole invece stravolgere in una maniera davvero diabolica le parole del Papa. La prima pagina dello stesso giorno de la Repubblica Sera presenta una immagine di una donna che bacia la mano al Papa e un titolo enorme: Libera nos. Sottotitolo: “Per il Giubileo Francesco concede il perdono ai medici abortisti. Un segnale nell’Italia degli obiettori di coscienza. Dove il diritto delle donne è spesso negato”.
No, potreste pensare, non l’hanno scritto veramente. E invece sì. Ci rendiamo conto del livello incredibile di manipolazione della realtà di questo giornale? Addirittura qui si capovolge la realtà per lanciare un messaggio ai medici obiettori (che in Italia, ricordiamolo, sono aumentati del 10% in 7 anni e nel 2012 erano il 70%[8]): “ehi tu, medico obiettore, il Papa ti sta dicendo che puoi stare tranquillo, sei perdonato, puoi procurare aborti”. L’obiettivo di Repubblica non è dare una informazione corretta, ma è convincere l’italiano medio (che il più delle volte accetta in maniera completamente acritica tutto quanto i media gli diano in pasto) che il Papa è diverso da quelli precedenti, è aperto, è a favore del diritto delle donne di abortire, favorevole al gender, favorevole a tutto. Il problema non è il Papa, che è avanti, ma sono quei “cattivoni” di cattolici tradizionalisti/oscurantisti/omofobi/ignoranti che, poverini, non riescono ad essere così mentalmente aperti come lo è questo grande Papa. C’è gente che si beve tutto questo? Beh, diciamo che essere scettici e critici non è facile quando leggi un titolone sulla prima pagina del secondo giornale più diffuso d’Italia!

Veniamo al secondo punto. La stessa lettera sulla concessione dell’Indulgenza riguarda, come precedentemente accennato, anche le modalità con cui i detenuti potranno ottenere l’Indulgenza giubilare. Il Papa dice: Il mio pensiero va anche ai carcerati, che sperimentano la limitazione della loro libertà. Il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà.”
Immediatamente interpellato, P. Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana ha risposto che: questo non è un appello di carattere giuridico: si tratta di una lettera indirizzata a mons. Fischella, quindi interna alla Chiesa, non alle autorità italiane" e che, d’altra parte, se il Papa avesse voluto “chiedere l'amnistia” lo avrebbe fatto “con altre modalità"[9]. Come del resto è stato fatto da S. Giovanni Paolo II nel 2000.
La lettera del Papa parla chiaramente di cose spirituali e non è un documento politico. Il fatto che storicamente sia capitato che al Giubileo fosse affiancata un'amnistia/indulto carcerario - tra l’altro su istanza politica e non papale - non modifica la natura di questo documento. Anche perché, se questa lettera avesse avuto davvero carattere politico sarebbe stata inviata alle autorità competenti e non a Mons. Rino Fisichella che è il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Abbiamo quindi almeno tre argomenti di grande forza per capire la natura di questo atto: uno letterale (come il Papa parla nella sua lettera), uno storico-sistematico (nella storia i Papi che hanno chiesto un’amnistia giuridica lo hanno fatto con altre modalità) ed uno di autorità (è lo stesso Vaticano a dire che questo non è un documento politico).
Sembra chiaro no? Ma indovinate come il mondo della stampa ha riportato la notizia? Solo per citare due esempi: “Giubilieo, Papa chiede grande amnistia[…][10] e “Papa chiede amnistia o indulto? Dal contesto però si capisce che vorrebbe un indulto[11].
Per quanto riguarda i Tg televisivi le cose non sono andate meglio. La frase del Papa è stata contestualizzata e riportata nella sua interezza solo da Skytg24 mentre tutti gli altri (TG1 primo tra tutti, ma anche Tg2 ecc.) non solo hanno riportato la falsa notizia che il Papa avrebbe richiesto l’amnistia, ma ovviamente si sono portati avanti parlando (ad una manciata di ore dalla notizia) della bagarre politica sull’argomento.  Tutto ciò è veramente triste. Ma di che stupirsi? Questo è esattamente ciò che è successo a Gesù quando, interrogato da Pilato, rispondeva che il Suo non era un regno politico o militare, che il Suo regno “non è di quaggiù”[12].  Anche in quell’occasione il mondo, nella durezza del suo cuore è rimasto interdetto ed ha applicato le sue categorie. Proprio come capita oggi, quando l’Indulgenza Giubilare diventa un Indulto di politica criminale.

Nascondere l’evidenza: i casi Planned Parenthood e March for Life

Vedete, questi giornali non si limitano a modificare notizie effettivamente avvenute per far dire al Papa cose che potrebbe dire solo nei sogni più sfrenati di Eugenio Scalfari. Quando nel mondo accadono avvenimenti che potrebbero far porre domande troppo pericolose all’italiano medio (abituato dall’informazione italiana, a pensare all’aborto come ad un diritto e ad un’operazione al pari di una visita dal dentista) la soluzione è una: il silenzio. Vediamo due casi particolarmente gravi, accaduti anche questi molto recentemente, rispetto ai quali i giornali italiani hanno deciso di stare zitti e semplicemente evitare di raccontarli.

Caso Planned Parenthood: La Planned Parenthood (genitorialità pianificata) è la più potente associazione abortista degli Stati Uniti. Possiede centinaia di cliniche private per aborti negli USA e le sue entrate superano il miliardo di dollari l’anno secondo l’Alan Guttmacher Institute[13]. Il 14 Luglio 2015 la Planned Parenthood è rimasta coinvolta in uno scandalo che in America ha avuto molta risonanza e ha causato grandi dibattiti. Alcuni dirigenti della Planned Parenthood sono stati filmati da degli attori del Center for Medical Progress[14] mentre ammettevano con naturalità di praticare aborti anche al 6° mese di gravidanza in maniera tale da estrarre organi intatti dal feto con l’intento di rivenderli a dei centri di ricerca, come Stem Express.
Nel primo video, la dottoressa Nucatola, senior director dei servizi medici della Planned Parenthood, ha svelato l’esistenza di un mercato illecito, specificando come, tra gli organi più richiesti del feto, ci sia il fegato, benché stiano rapidamente “affermandosi” anche cuore, polmoni ed arti inferiori.
Nel settimo video pubblicato dal CMP si ascolta la testimonianza di Holly O’Donnell, una flebotomista che lavorava per StemExpress nel 2012. Il suo incarico era prelevare “campioni di tessuto” dal feto abortito. Un giorno, nella clinica PP di Mar Monte’s Alameda, a San Jose, in California, si è trovata di fronte a un bambino quasi del tutto formato, col naso ben pronunciato, il cui cuore batteva. ”Sedevo lì davanti a quel feto, il suo cuore batteva e non sapevo cosa pensare. Non sapevo se tecnicamente si potesse considerare morto”. Poi il suo supervisore, facendole notare che quel “campione” era così intatto che se ne poteva ricavare “un sacco di materiale”, le chiede di asportare il cervello del bambino praticandogli un taglio sul viso (per non rovinare il cranio).
In questi giorni è stato pubblicato il nono video[15]. Potete immaginare quanto siano raccapriccianti queste immagini e quanto stiano scuotendo l’opinione pubblica degli americani. E in effetti negli Stati Uniti questo scandalo ha avuto una risonanza mediatica inimmaginabile. Non solo ne hanno parlato strumenti di informazione pro-life come LifeSiteNews[16] e LifeNews[17] e associazioni pro-life come LiveAction[18], Alliance Defending Freedom[19], MarchForLife[20], LifeInstitute[21] e tantissime altre; ma anche giornali laici come il New York Times[22], il Daily News[23], il Washington Post[24]. E non hanno scritto uno o due articoli, ma ne scrivono continuamente da un mese!
Su Twitter sono stati lanciati hashtag come #PPsellsbodyparts (“Planned Parenthood vende parti del corpo”) e #DefundPP (“Togliete i fondi alla Planned Parenthood”) che, riporta il Washington Times (altro giornale laico), sono stati molto più citati degli hashtag opposti che sostengono Planned Parenthood: i primi (#PPsellsbodyparts e #DefundPP) sono stati citati 965,479 volte, mentre #StandwithPP and #SupportPP solo 271,925 volte, secondo un’analisi fatta da NetBase e pubblicata dal Washington Times, un’azienda che analizza gli andamenti delle notizie sui social. Questa analisi ha anche rivelato che «le conversazioni su Planned Parenthood sono “esplose” da circa 4.500 citazioni al giorno nei tre mesi precedenti alla pubblicazione del primo video, a 121.661 citazioni nelle prime 24 ore dopo il primo video, un aumento del 2.600%»[25]. Insomma: questo è uno degli argomenti di cui gli americani stanno parlando più frequentemente in questi giorni, non c’è alcun dubbio, e l’opinione sembra essere nettamente a favore della revoca dei fondi alla Planned Parenthood.
Dopo la pubblicazione dei primi video, è stata organizzata una enorme manifestazione davanti alle cliniche abortiste della Planned Parenthood negli Stati Uniti. Il 22 Agosto, circa 80.000 persone hanno manifestato in 334 città degli Stati Uniti contro questo scandalo[26]. Seguendo su Twitter l’hashtag #ProtestPP si possono vedere tutte le foto della manifestazione.
Ma forse l’effetto più importante che ha causato la pubblicazione di questi video, è quello politico. La Planned Parenthood riceve dei fondi dai singoli Stati ma, dopo la pubblicazione dei video del CMP, alcuni governatori hanno seriamente mostrato l’intenzione di far cessare questi finanziamenti. Greg Abbott, governatore dello Stato del Texas, ha annunciato un progetto (LIFE) che include diverse iniziative a favore della vita nascente. Una di queste consiste nel fatto che «i finanziamenti alla Planned Parenthood e ad altre associazioni che forniscono servizi d’aborto con i soldi dei contribuenti devono essere completamente eliminati, sia a livello locale che a livello statale»[27]. Il rappresentante dello Stato dell’Arkansas ha deciso di passare al partito Repubblicano a causa dello scandalo Planned Parenthood[28]: «Ho deciso di unirmi al partito Repubblicano perché credo fermamente che i valori conservatori che rappresenta siano in linea con le mie convinzioni e credenze personali. Credo nella sacralità della vita».
Altri quattro Stati hanno deciso di eliminare i finanziamenti alla Planned Parenthood (Arkansas, Lousiana, Alabama e New Hampshire)[29], nonostante «l’amministrazione di Obama abbia minacciato gli Stati, affermando che le azioni per togliere fondi al business dell’aborto sono una violazione della legge federale»[30]. Secondo LifeNews, la Camera dei Rappresentanti degli USA (uno dei due rami del Parlamento) ha programmato una votazione su un progetto di legge che potrebbe fermare i finanziamenti alla Planned Parenthood[31], nonostante una votazione già avvenuta in Senato il 3 Agosto, nella quale i Democratici sono riusciti a «vincere lo sforzo dei Repubblicani di revocare i finanziamenti dei contribuenti alla Planned Parenthood». Infine, le principali associazioni pro-life americane hanno fatto partire una raccolta firme per togliere tutti i finanziamenti alla Planned Parenthood da parte dello Stato. Sono state già superate le 230.000 firme! (Tra l’altro è possibile sostenere l'iniziativa sottoscrivendo la proposta al seguente indirizzo: www.plannedparenthoodexposed.com/).
Stupisce  particolarmente la capacità degli americani di alzare la loro voce contro l’ingiustizia di queste pratiche orribili. Ad un italiano potrebbe sembrare quasi impossibile che, in un paese multiculturale e sicuramente non a maggioranza cattolico come gli Stati Uniti, ci sia così tanto interesse relativamente a queste tematiche. Ma allora forse l’equazione “cattolico = protettore della vita” non è così rigida. Magari qualcuno altro, fuori dall’Italia, si è accorto che vale la pena difendere questi che sono valori universali e non prese di posizione oscurantiste. Forse però per questo, basterebbe solamente un po’ di buon senso.
Ora, la domanda da porci è: di tutto questo la stampa italiana ha riportato qualcosa? A parte qualche testata minore cattolica, quasi nulla! Riusciamo a renderci conto di essere di fronte ad un fatto incredibilmente grave? C’è chi ha deciso che gli italiani non devono venire a conoscenza di questo scandalo perché, evidentemente, se negli USA ha portato conseguenze così nefaste per l’industria abortista, cosa potrà mai accadere nella cattolica Italia, centro della cristianità mondiale?
Allora c’è qualcosa che non va nell’informazione italiana, in quale altro modo potrebbe spiegarsi il fatto che, nel dibattito interno al nostro paese questi temi subiscano una mutazione genetica così radicale che ne snatura completamente la fisionomia? In Italia infatti non si parla di aborto, ma del dibattito politico sull’aborto. In questo fenomeno sembra attuarsi chiaramente  un meccanismo di “deresponsabilizzazione” sociale in cui la nostra attenzione viene spostata fino a non permetterci più di mettere a fuoco i veri problemi.
Il caso riportato sopra è una dimostrazione chiara di come, in altre parti del mondo, le cose vadano diversamente. Negli Stati Uniti c'è  interesse attivo da parte dei cittadini nell’informarsi, c’è inchiesta e qualche volta si arriva anche alla verità. La realtà italiana però è diversa.
Da noi infatti sembra esserci un totalitarismo ideologico[32] imposto dall'alto, da chi si sente intralciato da un passato troppo ingombrante, che non ci farebbe essere "uguali agli altri". Esempi? La lotta per il "diritto" all'aborto, l'imposizione non solo di un riconoscimento/regolamentazione civile delle unioni tra persone dello stesso sesso, ma anche che queste posseggano l'etichetta di "nozze/matrimonio", di "famiglia"omosessuale. Questa è volontà di emanciparsi dalla propria identità culturale. Una lotta al prezzo della quale si sacrifica l'uomo stesso e ciò che c'è di più fondamentale come la vita o la dignità.
Ma agli italiani, alle persone comuni, non interessa gran che tutto questo. Rimangono ancora turbati però, nel sentire cose come quella storia strana della Planned Parenthood, quasi come si fossero svegliati un attimo, di soprassalto da un torpore calmo che gli impedisce di vedere come si muove il mondo attorno a loro; il tutto prima di riaddormentarsi di nuovo.


Caso March For Life: Ancora un’altra notizia ignorata dai mezzi di comunicazione italiani perché eccessivamente scomoda. La riforma sanitaria di Obama del 2010 «impone ai datori di lavoro, indipendentemente dalle loro convinzioni morali, di fornire una copertura assicurativa per medicinali abortivi, sterilizzazione e contraccezione, sotto minaccia di pesanti multe da parte dell’IRS (Internal Revenue Service)». Ma «una corte federale lunedì [31 Agosto 2015] ha emesso un ordine nel caso March for Life v. Burwell che proibisce permanentemente all’amministrazione Obama di far rispettare tali obblighi all’organizzazione pro-life, fondata per porre fine all’aborto, o ai suoi dipendenti, che anche si oppongono al mandato»[33]. Notizia riportata anche dal New York Times[34], ma indegna di giungere in Italia. Dunque anche qui, silenzio di tomba.

In conclusione, una lettura critica di questi giornali è fondamentale, non bisogna mai e poi mai fidarsi ciecamente di quello che dicono perché, lo abbiamo visto, il loro scopo primario non è affatto quello di fornire una informazione corretta e vera, tutt’altro. Ci sembra che l’atteggiamento più prudente consista nell’incrociare le informazioni fornite da questi giornali (prendendole con tutta la cautela possibile) con quelle fornite invece da giornali cattolici online come la nuova bussola quotidiana, la croce quotidiano e tempi, oltre che di giornali online di altre nazioni, sia laici che cattolici.


[12] Vangelo secondo Giovanni, v.19
[13] L’Alan Guttmacher Institute è una associazione non-profit che “promuove la salute sessuale e riproduttiva in tutto il mondo, attraverso ricerche, analisi politiche e l’istruzione pubblica”. www.guttmacher.org
[14] Il Center for Medical Progress è una organizzazione non-profit, formata da giornalisti partecipativi, che si occupa di problemi bioetici contemporanei che hanno un impatto sulla dignità umana. www.centerformedicalprogress.org
[15] I video possono essere visti a questo link:                                         http://www.centerformedicalprogress.org/cmp/investigative-footage/
[22] http://www.nytimes.com/2015/07/15/us/video-accuses-planned-parenthood-of-crime.html Questo è solo un esempio, ma basta cercare sul sito online per capire l’enorme quantità di articoli dedicati all’argomento da questo giornale.
[32] Ne è un esempio il disegno di Legge contro l’Omofobia che introdurrebbe il reato di omofobia senza neanche definire il concetto. Tipico diogni buon regime fascista/nazista/marxista.
[33] http://www.adfmedia.org/News/PRDetail/9743 A federal court issued an order Monday in March for Life v. Burwell that permanently prohibits the Obama administration from enforcing its abortion-pill mandate against the pro-life organization, founded to end abortion, or its employees, who also oppose the mandate.